Nella notte di lunedì 23
giugno, un’autobomba è esplosa a Beirut, in un quartiere a maggioranza sciita
situato nell’area sud della città. Un attentatore suicida ha lanciato il
veicolo ad alta velocità contro un checkpoint presidiato dalla Forze di
sicurezza libanesi, provocando la morte di una persona e il ferimento di altre
19 .
Solo pochi giorni prima, a Dahr al-Baidar, nei pressi di un posto di blocco
libanese sull’autostrada Beirut-Damasco, un altro attacco suicida ha causato un
morto tra gli agenti di polizia. Il responsabile delle forze di sicurezza
libanese nell'area, il Generale Abbas Ibrahim, probabile obiettivo degli
attentatori, è rimasto illeso. Anche se non rivendicati, i due l’attentati
potrebbero essere stati opera delle Brigate Abdullah Azzam, movimento salafita
molto attivo nei campi profughi palestinesi.
Il fatto che l’attentato sia avvenuto a Beirut, in un quartiere roccaforte di
Amal, movimento sciit! a alleato di Hezbollah e sostenitore del regime di
Assad, potrebbe far temere una ripresa degli attacchi da parte dei gruppi
salafiti contro la componente sciiita nel Paese dei Cedri. Il peggioramento
della situazione di sicurezza in Libano è direttamente connesso agli sviluppi
della crisi siriana. Infatti, i gruppi terroristici locali, in contatto con il
network jihadista siriano, potrebbero essere utilizzati per colpire “in casa”
le formazioni sciite impegnate nel supporto all’Esercito di Assad.
Fonte CESI Newsletters 151
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