giovedì 30 marzo 2023

L'Intelligence e la Attività Umana Il Processo Humit di Fabio Lombardelli


 

IL PROCESSO DI HUMINT 

Si caratterizza per le seguenti azioni: - pianificazione e preparazione attività raccolta informazioni: durante questa fase vengono utilizzate ricerche rilevanti per poter acquisire formula domande utili all'origine e per poter esplorare e valutare diverse tecniche di interrogatorio e/o intervista della fonte. In questa fase rientra anche il processo di contatto e creazione di un rapporto con la fonte in modo da guadagnare fiducia per una acquisizione ottimale delle informazioni. - interrogatorio e/o intervista: questa fase comprende diverse tecniche di interrogatorio e di acquisizione informazioni tramite domande. - fine attività di raccolta informazioni - report: una volta raccolte le informazioni queste devono essere trascritte, riassunte ed inviare tramite documentazione opportuna agli organi di competenza.

 OBIETTIVI, AMBITI APPLICATIVI E METODI DELLA HUMAN INTELLIGENCE Obiettivi L’obiettivo primario del contatto o dell’interazione con le fonti umane dell’avversario è acquisire informazioni sia su quello che loro sanno, o possono venire a sapere dai loro contatti o dalle loro amicizie, che sul loro profilo psicologico. Il possibile profilo psicologico che emerge dall’interazione verrà poi valutato dagli analisti, i quali indicheranno come trattarlo e che cosa ci si può aspettare dall’interazione con lui. Vengono richieste quindi all’agente operativo anche delle capacità psicologiche come quelle dell’osservazione e dell’ascolto per estrapolare dalla mimica, dalla gestualità, dalla postura e dalle risposte della fonte anche l’ulteriore informazione dell’attendibilità di quello che sta dicendo. Non è facile creare una rete di contatti in grado di assicurare un flusso costante di informazioni, sono richiesti non solo abilità psicologiche ma anche pazienza, perseveranza, costanza e l’ulteriore abilità di gestire i possibili conflitti con la fonte e di riuscire a manipolarla senza rendere evidente il condizionamento. 10 Ambiti Applicativi Gli ambiti applicativi possono essere tutti quegli ambiti in cui l’acquisizione delle informazioni è essenziale per la sicurezza e per assumere delle decisioni efficaci nei campi strategici ed operativi connessi con la protezione degli interessi istituzionali. Le attività di Human Intelligence, vengono praticate quindi sia nell’ambito dell’Intelligence Istituzionale (come le attività delle Agenzie per l’Informazione e la Sicurezza Interna ed Estera) che in ambito Economico (come la Businnes Intelligence), Aziendale (come la Competitive Intelligence), Sociale (come l’Intelligence Investigativa) e Scientifica (come la Medical Intelligence). Metodi I metodi messi in atto possono andare da quelli “soft” come l’attaccare bottone con una persona del campo avversario e parlare inizialmente del tempo, poi del più e del meno, per poi scivolare gradualmente e naturalmente verso gli argomenti che rappresentano l’obiettivo informativo, fino a quelli più “hard” come gli interrogatori, anche con l’applicazione di manipolative pressioni psicologiche o “fastidi” fisici. Anche nel campo degli interrogatori militari le attuali conoscenze impongono l’utilizzo di tecniche psicologiche di suggestione e persuasione alla collaborazione in luogo di qualsivoglia pressione fisica o violenza. I “fastidi” possono al massimo creargli dei bisogni fisiologici che l’interrogante può utilizzare per indurlo alla collaborazione. 

 OPERAZIONI DELLA HUMAN INTELLIGENCE L’attività di HUMINT si diversifica in base al progetto di base e alle sue finalità, ma al suo interno è possibile riconoscere delle fasi ricorrenti che ti illustrerò di seguito. ESAME DELLE FONTI Innanzitutto, è utile precisare che le fonti umane da cui si vogliono estrapolare informazioni, possono distinguersi tra soggetti volontari e soggetti coatti, cioè prigionieri o arrestati. Questi ultimi sono sottoposti ad un processo di identificazione più approfondito. Fatta questa premessa, il passaggio imprescindibile della raccolta di informazioni HUMINT è, dunque, un attento esame delle fonti che si svolge in modo abbastanza schematico secondo le seguenti fasi: - 

IDENTIFICAZIONE PRECISA DEI SOGGETTI: operazione per la quale si può ricorrere 11 alla biometria. -

 ESECUZIONE DI COLLOQUI: capita, talvolta, che questi colloqui assumano le sfumature del colloquio psicologico, sebbene il fine non sia affatto vicino a quello terapeutico, oppure che la conversazione si trasformi in negoziazione, affinché l’interrogato riveli l’informazione. - 

DEBRIEFING: serve a rendere le fonti umane che cooperano adatte ai requisiti di intelligence, coerenti con i dettami e le regole generali della HUMINT. Il debriefing può essere condotto a tutti i livelli e può avvenire sia faccia a faccia che mediante messaggi audiovisivi o computer. Protagonisti del debriefing possono essere sia “addetti” (polizia militare in aree nominalmente controllate, squadre di ricognizione speciale, diplomatici del proprio Paese, esperti specifici come il personale delle agenzie di intelligence) sia “non addetti” (residenti in aree nominalmente controllate, lavoratori di ONG nell’area di operazioni, diplomatici di Paese amici o neutrali, persone esterne all’area, ma ben informate, emigrati ad esempio). 

- INTERROGATORIO: contrariamente al debriefing, il soggetto interrogato non è sempre un collaboratore ben disposto a far acquisire all’organizzazione di human intelligence le informazioni che cerca. Di solito la fonte soggetta a interrogatorio è sotto custodia, classici esempi sono i prigionieri di guerra, soggetti non appartenenti all’area, ladri arrestati dalla polizia civile. Condurre un interrogatorio richiede competenze molto specifiche e la necessità di specialisti addestrati che sappiano collaborare con linguisti ed esperti di altre discipline, talvolta si presenta anche l’esigenza di costruire un rapporto con l’interrogato. L’interrogante, prima di eseguire un’intervista, costruisce un piano della prima conversazione, utile anche agli altri interroganti, analisti o esperti coinvolti della stessa operazione di HUMINT. L’intervista preliminare non ha come scopo la raccolta di informazioni, ma più che altro serve all’interrogante a farsi un’idea precisa del soggetto interrogato - SPIONAGGIO: si tratta della raccolta di informazioni presso soggetti legati al nemico da un rapporto di fiducia. Il processo di reclutamento di questo tipo di fonti appartiene alla disciplina HUMINT della gestione degli agenti. Analisi delle Relazioni Accade spesso che alla fine delle interviste siano emerse informazioni rispetto ad altre persone con cui il soggetto è entrato in contatto. Spesso, i

lunedì 20 marzo 2023

Lo Stretto di Hormuz e la Geopolitica turbolenta del Golfo I Parte

 

      




        Di Giuseppe Cozzi

Lo Stretto di Hormuz è uno dei più importanti crocevia per i traffici commerciali mondiali e rappresenta un’arteria fondamentale per il trasporto di petrolio, via mare, dal Medioriente verso la maggior parte dei Paesi del mondo. Esso si estende per circa 60 miglia nautiche in lunghezza ed è circondato da Iran, Oman ed Emirati Arabi Uniti.

Il tratto di mare più stretto è lungo circa 31 chilometri ed è compreso fra Iran e il Sultanato dell’Oman, i quali si contendono il controllo del traffico marittimo, dal momento che lo schema di separazione del traffico, quindi il tratto navigabile dello Stretto, si colloca all’interno delle acque territoriali dei due Paesi. Lo Stretto è l’unica via che permette l’accesso dal Golfo Persico verso l’Oceano Indiano e, quindi, per tutti i mari del mondo.

Questo piccolo spazio di mare costituisce una delle rotte strategiche più rilevanti al mondo in quanto consente ai produttori del Medio Oriente di spedire il greggio, attraverso l’utilizzo di idonee petroliere, ai Paesi consumatori di Asia, Europa e Nord America. Costellato di isolette rivendicate da Iran ed Emirati Arabi Uniti, è l’unica rotta verso l’oceano aperto anche per un terzo del gas naturale liquefatto del mondo. Infatti, secondo i dati di U.S. Energy Information Administration (EIA), nel 2015 attraverso lo Stretto sono passati circa 17 milioni di barili di petrolio al giorno, pari al 30% di tutto il greggio trasportato per mare durante quell’anno mentre nel 2016 i flussi totali attraverso lo Stretto di Hormuz sono aumentati fino a raggiungere il livello record di 18,5 milioni di barili al giorno[1]. Nel 2020, ha avuto un volume di scambi di petrolio di 18 milioni di barili al giorno, pari a quasi il 50% del volume totale degli scambi di petrolio via mare per quell’anno[2].

Per quanto attiene al nome “Golfo Persico”, o per alcuni “Golfo Arabico” a seconda dalla sponda dove ci si trovi, è stata peraltro oggetto di diverse dispute. L’aggettivo “Persico”, ovvero iraniano, è stato contestato da molti Paesi arabi (tra cui Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Kuwait) fin dagli anni ’60 dello scorso secolo, non solo per la rivalità fra Iran e alcuni Stati arabi ma anche per il crescente senso di nazionalismo di tali entità statuali che si è avuto dalla seconda metà del ‘900. Per questo motivo esso è appellato “Golfo Arabico” dalla maggior parte degli Stati della regione anche se, per motivi di praticità e semplicità, durante il corso dell’elaborato appelleremo l’area come “Golfo Persico”.

La regione del Golfo Persico, è stata un’area di estremo interesse e di indubbia civiltà fin dai tempi antichi. Conosciuta dai più blasonati navigatori europei, questa regione, ancor prima della scoperta del petrolio in Iran nel 1908, era importante sicuramente per l’attività di pesca tramite la tipica imbarcazione araba conosciuta con il nome di dau (in inglese “dhow”), il commercio di perle, l’allevamento di dromedari e cammelli e la coltivazione del dattero. Dopo la prima metà del ‘900, a partire dagli anni ’50, l’economia regionale ha subito un radicale cambiamento grazie alla produzione ed esportazione di greggio in tutto il mondo da parte dei Paesi circostanti. Oggigiorno gli scali marittimi più importanti sono i porti di Khārg Island in Iran, Kuwait City, Al-Dammām in Arabia Saudita, Manama in Bahrain, Port Rāshid negli Emirati Arabi Uniti.

La regione è stata sempre in continuo fermento: il bacino di mare ristretto, la posizione geografica delle numerose isole nel Golfo, unitamente al proprio rendimento in termini di risorse energetiche, ha portato, nel corso degli anni, a numerose controversie legali tra gli Stati contendenti. Alcuni esempi:

-       le isole di Farsi e Arabi, situate nell’area centrale del Golfo, sono state oggetto di lunghe controversie da parte di Iran e Arabia Saudita quando, nel 1986 le parti hanno riconosciuto mutualmente la sovranità iraniana su Farsi e saudita su Arabi.

-       nel 2010 la compagnia petrolifera di stato iraniana ha ufficialmente “dato inizio all’estrazione di petrolio dal giacimento dell’isola di Hengan, imponente risorsa di greggio e gas naturale scoperta nel 1975”[3]. Tale isola, che si trova a circa 70 km al largo delle coste iraniane vicino lo Stretto di Hormuz, è stata oggetto di controversia legale sulla precisa definizione di Zona Economica Esclusiva (ZEE).



[1] World oil transit chokepoints, (2019) https://www.eia.gov

[2] Strait of Hormuz, (2022), in www.statista.com

[3] Al via l’estrazione di greggio sull’isola di Hengam, (2011), in https://iran.it

venerdì 10 marzo 2023

HUMINT Una Storia. di Fabio Lombardelli

 AHMED, L’INFILTRATO TRA I JIHADISTI SCOVATO IN ITALIA DA UN EX AGENTE DELL’INTELLIGENCE ITALIANA


 (N.B.: nomi e alcuni dettagli sono stati leggermente modificati per tutelare le fonti reali.) 


 Luigi è stato un agente della nostra intelligence e un grande reclutatore capace di convincere un «cattivo» a collaborare, persuasivo nell’indurre una fonte a lavorare per lui. La sua storia si svolge tra Europa e Vicino Oriente, sul finire degli Anni ’80, quando è in corso una sfida tra servizi segreti, terroristi, militanti. Allora i criminali erano dei «professionisti» rispetto a quegli attuali, con alle spalle apparati di Paesi Mediorientali. I “Mukhabarat”, i servizi speciali dei regimi. Veri sponsor, che offrivano denaro, protezione, armi, passaporti puliti e pretendevano in cambio operazioni clandestine. Gli esecutori dirottavano aerei o li facevano esplodere, un nemico che colpiva con una cadenza impressionante. La strage di Fiumicino del 1985, il massacro nei cieli di Lockerbie nel 1988 (foto sotto), le bombe nelle vie di Parigi, i sequestri di decine di occidentali in Libano, i gruppi di fuoco. Molti se ne sono dimenticati ma quell’epoca era molto più dura e impegnativa. 36 Conversione di un Militante Luigi può raccontare certi particolari perché è passato tanto tempo e ormai è fuori dai giochi. O quasi. Infatti, non ha mai reciso del tutto quel cordone ombelicale di passioni, sensazioni, dovere. Ancora oggi quando vede una news su un attentato gli scattano le stesse domande, i medesimi riflessi. Ipotizza, valuta, con l’occhio allenato. Va subito oltre la prima versione. Perché la missione ti resta dentro, come l’intuizione.

 Specie se hai passato la tua vita più in strada che dietro una scrivania. E il filo del discorso riparte dopo il fermo di un giovane estremista d’origine araba, bloccato in una città del Nord d’Italia. Non è uno qualsiasi, è legato a un’organizzazione importante e tra i documenti che gli trovano addosso c’è un indirizzo che porta ad un «amico» (Ahmed) che vive a diverse centinaia di chilometri di distanza, lungo la nostra penisola. L’amico è pulito, lo ha solo ospitato per un periodo, condividendo il tetto e certe idee ma senza valicare il confine che conduce all’illegalità. Luigi decide di esplorare il sentiero. Inizia dalle carte. Annotazioni scarne, niente di incriminante o sensibile. Poi bussa alla porta di Ahmed come fosse un poliziotto qualsiasi, domande di rito, conduce una ricognizione «a vista». Deve farsi un’idea, costruire un quadro dell’obiettivo/target, è come un sarto che prende le misure. La manovra d’accerchiamento inizia alla larga. Vuole capire se ha problemi sul lavoro (Ahmed ne ha uno regolare e tranquillo), cerca di scoprire se esistono guai familiari o personali, eventuali debolezze. Soldi? Sesso? Vizi? Tutto è utile. 

Come vive, relazioni, abitudini, anche le più innocenti finiscono nella memoria. Luigi non affonda sul pedale. Mai avere fretta, ripete anche adesso. Con il tempo costruisce un rapporto di conoscenza che diventa quasi amicizia, consapevole però che rimarrà sempre qualcosa di sommerso, non rivelato. Come fosse un cassetto segreto. Luigi incoraggia Ahmed, è sempre disponibile, ascolta discorsi impegnati e litanie familiari, ma è anche attento a mettere dei paletti. In particolare, se toccano il tema della lotta armata. Il reclutatore, docilmente e continuamente, gli rammenta cosa sia giusto o sbagliato, traccia una linea per fargli comprendere che uccidere civili o far esplodere un’ambasciata rientrerà pure in una strategia politica, ma oltre che essere un crimine non porta da nessuna parte. L’agente è sempre cauto, diffida dei metodi forti, così come dell’arma del ricatto. A volte è usata per convincere qualcuno a collaborare, però può diventare controproducente: l’informatore che si sente sotto pressione rischia di venderti quello che non sa. Per la semplice ragione che vuole tenerti buono. Stessa discorso per la violenza sui prigionieri, è raro che paghi.