venerdì 26 febbraio 2016

Siria: un passo avanti con il "cessate il fuoco"

(Dis)Accordo di Monaco

 Alessio Pecce*

L'accordo raggiunto a Monaco, capeggiato dai rappresentanti di Usa e Russia in collaborazione con il Syria Support Group, riguardo la cessazione delle ostilità in Siria nell'arco di una settimana, ha mostrato sin da subito alcuni limiti. Innanzitutto Assad ha dichiarato esplicitamente, durante un'intervista, di non volere fermare la propria offensiva e continuare di fatto l'azione militare nel nord del paese: le sorti di Assad sono fondamentali per la soluzione della crisi siriana e  le ideologie dei paesi coinvolti restano diametralmente opposte, ragion per cui il presidente siriano non viene menzionato nell'intesa. Gli accordi iniziali, inoltre prevedevano la stretta collaborazione/cooperazione militare fra gli Stati Uniti e la Russia, ma questi ultimi, dopo alcuni giorni hanno indebolito la “stretta di mano”, a partire dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov, il quale ribadisce l'impossibilità delle interruzioni relative agli attacchi aerei. Tutto ciò comporterebbe un notevole passo indietro nella lotta allo Stato Islamico e all'organizzazione al-Nusra, anche se una telefonata tra Putin e Obama ha in parte rasserenato gli animi, ma risolto parzialmente la situazione. L'impasse è in parte dovuto alla strategia spregiudicata degli attori sauditi, i quali si dicono pronti nell'inviare truppe di terra in Siria, così come i turchi che persistono negli attacchi alle basi curde. La cosa più evidente dell'accordo, degna di essere menzionata, è l'inizio di una cooperazione strategico-militare tra Usa e Russia, attraverso cui si tenta di porre fine ai combattimenti per poter finalmente aprire i canali relativi agli aiuti umanitari  destinati alle città assediate e in altre zone critiche del paese. D'altra parte però le due potenze mondiali hanno visioni differenti in merito al conflitto siriano, poiché i russi stanno recuperando terreno su Assad e sono gli unici interlocutori in grado di far cambiare idea al presidente siriano, facendogli rispettare di conseguenza l'accordo. Per quanto riguarda la coalizione americana e quindi le forze anti-Assad, rimane eterogenea ma con forti elementi di criticità, così come l'intero e attuale scenario siriano. Indi per cui qualora gli aiuti umanitari dovessero raggiungere le zone più colpite, si tratterebbe di un successo, seppur iniziale. In ogni caso l'accordo di Monaco non è la soluzione al conflitto in Siria, ma può essere considerato un punto di partenza: vi è comunque il rischio che in un futuro non troppo lontano, i paesi coinvolti cercheranno in qualche modo di approfittare della situazione, fermo restando che la Turchia cerca di eliminare i curdi, considerati una minaccia  per il paese, ma non per gli Stati Uniti che li incorporano  nel piano di coalizione anti ISIS. L'accordo di Monaco vuole evitare che la crisi siriana si tramuti definitivamente in una vera e propria catastrofe umanitaria, accelerata dalle violenze quotidiane che spingono una vasto bacino di profughi ad allontanarsi dal paese. In tale contesto la Comunità Internazionale non può non reagire attraverso misure eccezionali: invio di forze armate, tavoli diplomatici, accordi internazionali.

Dottore magistrale in Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale. Specialista nella progettazione, gestione, valutazione e ricerca per conto di istituzioni politiche e sociali, organizzazioni economiche, imprese ed enti internazi

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