Immigrazione Anche la Nato contro i trafficanti nell’Egeo Paola Sartori, Paola Tessari 16/02/2016 |
I Ministri della Difesa dei Paesi Nato, riunitisi a Bruxelles l'11 febbraio, hanno approvato l'avvio di una missione alleata nel Mar Egeo con l'obiettivo di gestire il fenomeno migratorio, combattendo i trafficanti di uomini.
La decisione è stata presa a seguito di una richiesta di sostegno congiunta da parte di Germania, Turchia e Grecia per far fronte a quella che è stata definita dal Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg come “la più grande crisi migratoria dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”.
Collaborazione Nato-Frontex
Secondo quanto affermato da Stoltenberg, la conduzione dell’operazione sarà affidata al Nato Standing Maritime Group 2, già presente nella regione e guidato da un comando tedesco. La flottiglia, al momento composta da tre navi, dovrebbe essere presto rafforzata grazie al contributo di altri Paesi dell’Alleanza.
Il Segretario Generale ha tenuto a sottolineare che non si tratterà di un’azione di respingimento dei migranti, ma di raccolta di informazioni essenziali allo smantellamento delle reti criminali coinvolte nel traffico di essere umani. Nel dettaglio, la missione avrà compiti di monitoraggio, sorveglianza e intelligence in cooperazione con le guardie costiere nazionali e Frontex. Un punto centrale dell’accordo prevede inoltre l’intensificazione della collaborazione nella zona di confine fra Turchia e Siria.
L'efficacia della missione nel frenare il traffico di esseri umani si vedrà solo con l’avvio delle operazioni, ma certamente essa rappresenta un passo importante per rafforzare la cooperazione nell'area. Nello specifico, infatti, il coinvolgimento della Nato e non dell’Ue ha consentito di raggiungere un accordo tra Grecia e Turchia che si sono impegnate a non violare le rispettive acque territoriali e spazi aerei.
Questa soluzione, rispetto ad una missione europea, ha il vantaggio di non urtare la sensibilità di Ankara con l'eventuale presenza di navi greche nelle acque turche. Dall’altro lato, la prevista cooperazione Nato-Frontex apre la strada a un maggiore coordinamento tra l’Alleanza e l’Ue.
Inoltre, il punto centrale dell’accordo prevede l’intensificazione della collaborazione per quanto riguarda attività di intelligence e sorveglianza nella zona di confine fra Turchia e Siria, una delle aree chiave per la rotta migratoria.
Cambio di rotta all’orizzonte?
Dopo che, negli ultimi anni, la linea d'azione Nato è stata guidata principalmente dalla crisi ucraina e dal conseguente deteriorarsi delle relazioni con la Russia, il lancio di questa operazione potrebbe far presagire un cambio di rotta.
L'adozione comune di un intervento mirato rappresenta un passo significativo, reso possibile dal raggiungimento di un rinnovato consenso basato su una percezione della minaccia condivisa. Questa missione rappresenta il riconoscimento del fatto che l'instabilità sul fianco sud ha ripercussioni per tutti gli Stati membri, e non solo sui Paesi del Mediterraneo e che per questo l'Alleanza è chiamata ad offrire maggiore supporto.
La missione assume quindi un alto valore simbolico. Certo, l'ambito di intervento è quanto meno inusuale per l'Alleanza, che per la prima volta agisce direttamente per far fronte alla crisi migratoria europea, ma risulta in linea col principio di un'azione alleata a 360 gradi e in grado di assolvere tutti e tre i core task definiti nel Concetto Strategico del 2010: difesa collettiva, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa.
Berlino locomotiva anche della sicurezza europea?
La possibilità di un intervento Nato per pattugliare l'Egeo è stata invocata per la prima volta dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel durante un incontro con il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu per discutere dell'emergenza migratoria, tenutosi l’8 febbraio ad Ankara.
Berlino ha così dimostrato di saper sostenere le proprie istanze di fronte agli alleati orientali che hanno finora mostrato un maggiore attivismo politico in grado di influenzare l'agenda dell'Alleanza verso il fronte sud. Da un lato, infatti, la Germania rappresenta la destinazione principale dei rifugiati che arrivano in Europa, dall'altra la Turchia si trova ad affrontare un massiccio afflusso di migranti al confine con la Siria.
In un momento in cui la leadership degli Stati Uniti all'interno della Nato risulta notevolmente ridotta, ed è crescente la richiesta da parte di Washington di maggiore impegno da parte dei Paesi europei per provvedere alla propria difesa e sicurezza, l’iniziativa tedesca risulta significativa.
Considerando inoltre l'incremento di risorse destinate alla Difesa, corrispondente a circa il 6% tra il 2015-2019, nonché il recente attivismo in materia di cooperazione militare, Berlino sta gradualmente assumendo un ruolo sempre più centrale nella sicurezza europea.
Promuovere il fianco sud a Varsavia
L’Italia che, come la Grecia e la Turchia, si trova ad affrontare in prima linea l'emergenza migratoria e le minacce provenienti dal Mediterraneo, ha accolto positivamente l’iniziativa della Nato nel Mar Egeo. Non solo, il Ministro della Difesa Roberta Pinotti, dopo aver espresso approvazione per il nuovo impegno dell’Alleanza, ha auspicato che lo stesso in futuro possa essere esteso anche alle acque vicine alla Libia. A tal fine proprio il vertice di Varsavia in programma a luglio potrebbe rappresentare l’occasione per promuovere un più opportuno bilanciamento tra fianco est e fianco sud.
Il Summit in programma offre l'opportunità agli Alleati meridionali di definire una chiara strategia Nato rispetto all’instabilità e alle minacce alla sicurezza provenienti dalla regione del Mediterraneo. Questa, oltre alla rimodulazione degli Standing Maritime Groups, dovrebbe prevedere l'aggiornamento dell'ormai datata Alliance Maritime Security Strategy nonché la definizione di forme di cooperazione più strutturate con l'Ue.
Al riguardo, è importante che attraverso una chiara formulazione dei mandati vengano evitate inutili sovrapposizioni tra le diverse missioni dell'area - Active Endeavour, Triton, Eunavformed e Mare Sicuro - e venga promossa invece una crescente sinergia.
Dopo che il vertice del Galles del2014 era stato praticamente monopolizzato dalle questioni orientali, grazie anche all'attivismo dei Paesi dell’Est europeo, i membri del fianco sud dovranno superare le divergenze nazionali e agire come un fronte compatto per riuscire a promuovere le loro istanze in seno alla Nato.
Paola Sartori è assistente alla ricerca del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI, twitter @SartoriPal.
Paola Tessari è ricercatrice del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI, twitter @paola_tessari.
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Collaborazione Nato-Frontex
Secondo quanto affermato da Stoltenberg, la conduzione dell’operazione sarà affidata al Nato Standing Maritime Group 2, già presente nella regione e guidato da un comando tedesco. La flottiglia, al momento composta da tre navi, dovrebbe essere presto rafforzata grazie al contributo di altri Paesi dell’Alleanza.
Il Segretario Generale ha tenuto a sottolineare che non si tratterà di un’azione di respingimento dei migranti, ma di raccolta di informazioni essenziali allo smantellamento delle reti criminali coinvolte nel traffico di essere umani. Nel dettaglio, la missione avrà compiti di monitoraggio, sorveglianza e intelligence in cooperazione con le guardie costiere nazionali e Frontex. Un punto centrale dell’accordo prevede inoltre l’intensificazione della collaborazione nella zona di confine fra Turchia e Siria.
L'efficacia della missione nel frenare il traffico di esseri umani si vedrà solo con l’avvio delle operazioni, ma certamente essa rappresenta un passo importante per rafforzare la cooperazione nell'area. Nello specifico, infatti, il coinvolgimento della Nato e non dell’Ue ha consentito di raggiungere un accordo tra Grecia e Turchia che si sono impegnate a non violare le rispettive acque territoriali e spazi aerei.
Questa soluzione, rispetto ad una missione europea, ha il vantaggio di non urtare la sensibilità di Ankara con l'eventuale presenza di navi greche nelle acque turche. Dall’altro lato, la prevista cooperazione Nato-Frontex apre la strada a un maggiore coordinamento tra l’Alleanza e l’Ue.
Inoltre, il punto centrale dell’accordo prevede l’intensificazione della collaborazione per quanto riguarda attività di intelligence e sorveglianza nella zona di confine fra Turchia e Siria, una delle aree chiave per la rotta migratoria.
Cambio di rotta all’orizzonte?
Dopo che, negli ultimi anni, la linea d'azione Nato è stata guidata principalmente dalla crisi ucraina e dal conseguente deteriorarsi delle relazioni con la Russia, il lancio di questa operazione potrebbe far presagire un cambio di rotta.
L'adozione comune di un intervento mirato rappresenta un passo significativo, reso possibile dal raggiungimento di un rinnovato consenso basato su una percezione della minaccia condivisa. Questa missione rappresenta il riconoscimento del fatto che l'instabilità sul fianco sud ha ripercussioni per tutti gli Stati membri, e non solo sui Paesi del Mediterraneo e che per questo l'Alleanza è chiamata ad offrire maggiore supporto.
La missione assume quindi un alto valore simbolico. Certo, l'ambito di intervento è quanto meno inusuale per l'Alleanza, che per la prima volta agisce direttamente per far fronte alla crisi migratoria europea, ma risulta in linea col principio di un'azione alleata a 360 gradi e in grado di assolvere tutti e tre i core task definiti nel Concetto Strategico del 2010: difesa collettiva, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa.
Berlino locomotiva anche della sicurezza europea?
La possibilità di un intervento Nato per pattugliare l'Egeo è stata invocata per la prima volta dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel durante un incontro con il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu per discutere dell'emergenza migratoria, tenutosi l’8 febbraio ad Ankara.
Berlino ha così dimostrato di saper sostenere le proprie istanze di fronte agli alleati orientali che hanno finora mostrato un maggiore attivismo politico in grado di influenzare l'agenda dell'Alleanza verso il fronte sud. Da un lato, infatti, la Germania rappresenta la destinazione principale dei rifugiati che arrivano in Europa, dall'altra la Turchia si trova ad affrontare un massiccio afflusso di migranti al confine con la Siria.
In un momento in cui la leadership degli Stati Uniti all'interno della Nato risulta notevolmente ridotta, ed è crescente la richiesta da parte di Washington di maggiore impegno da parte dei Paesi europei per provvedere alla propria difesa e sicurezza, l’iniziativa tedesca risulta significativa.
Considerando inoltre l'incremento di risorse destinate alla Difesa, corrispondente a circa il 6% tra il 2015-2019, nonché il recente attivismo in materia di cooperazione militare, Berlino sta gradualmente assumendo un ruolo sempre più centrale nella sicurezza europea.
Promuovere il fianco sud a Varsavia
L’Italia che, come la Grecia e la Turchia, si trova ad affrontare in prima linea l'emergenza migratoria e le minacce provenienti dal Mediterraneo, ha accolto positivamente l’iniziativa della Nato nel Mar Egeo. Non solo, il Ministro della Difesa Roberta Pinotti, dopo aver espresso approvazione per il nuovo impegno dell’Alleanza, ha auspicato che lo stesso in futuro possa essere esteso anche alle acque vicine alla Libia. A tal fine proprio il vertice di Varsavia in programma a luglio potrebbe rappresentare l’occasione per promuovere un più opportuno bilanciamento tra fianco est e fianco sud.
Il Summit in programma offre l'opportunità agli Alleati meridionali di definire una chiara strategia Nato rispetto all’instabilità e alle minacce alla sicurezza provenienti dalla regione del Mediterraneo. Questa, oltre alla rimodulazione degli Standing Maritime Groups, dovrebbe prevedere l'aggiornamento dell'ormai datata Alliance Maritime Security Strategy nonché la definizione di forme di cooperazione più strutturate con l'Ue.
Al riguardo, è importante che attraverso una chiara formulazione dei mandati vengano evitate inutili sovrapposizioni tra le diverse missioni dell'area - Active Endeavour, Triton, Eunavformed e Mare Sicuro - e venga promossa invece una crescente sinergia.
Dopo che il vertice del Galles del2014 era stato praticamente monopolizzato dalle questioni orientali, grazie anche all'attivismo dei Paesi dell’Est europeo, i membri del fianco sud dovranno superare le divergenze nazionali e agire come un fronte compatto per riuscire a promuovere le loro istanze in seno alla Nato.
Paola Sartori è assistente alla ricerca del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI, twitter @SartoriPal.
Paola Tessari è ricercatrice del Programma Sicurezza e Difesa dello IAI, twitter @paola_tessari.
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