Divampa la crisi siriana
L’eventuale interruzione dei bombardamenti condotti dalla
Russia in Siria è prevista il 1 marzo. La data stabilita concederà a Mosca il
tempo necessario per intensificare i raid nel nord del Paese, abbattere
definitivamente l’opposizione degli insorti nazionalisti, scongiurare un
compromesso diplomatico fra il regime e l’opposizione, garantendo un maggiore
potere negoziale dopo la riconquista di Aleppo e del nord siriano. Considerando
che nessuno vuole entrare in guerra con la Russia, le diplomazie arabe e
occidentali hanno preso atto dell’intransigenza di Mosca senza opporre
particolare resistenza. Dunque la Russia avrà il
tempo per piegare le forze rivali. Probabilmente tra qualche settimana al
tavolo dei negoziati si troveranno un regime rafforzato dalle vittorie, seppur
parziali, sul fronte nord-occidentale e un’opposizione dilaniata, scacciata
dagli avamposti nella città di Aleppo e Idlib. Decine di migliaia di persone
hanno raggiunto Bab al Salama, zona di confine con la Turchia, il 9 febbraio
2016. Parte della popolazione
siriana fugge dall’offensiva del governo
e della Russia su Aleppo e ora è ammassata vicino alla frontiera ufficiale. La
Turchia, che accoglie già due milioni e mezzo di profughi siriani, non ha ancora
concesso il transito degli sfollati siriani sul suo territorio. Le forze
governative, supportate dalle milizie iraniane e dai raid russi, stanno tentando
di riacquisire il controllo sulla via che conduce verso nord e porta al confine
turco. Si tratta di un punto di snodo fondamentale, l’unica tratta che è
possibile percorrere per chi ancora si trova ad Aleppo. Se il regime dovesse
ottenere il pieno controllo su questa via di transito, si verificherebbe un
esodo di enormi proporzioni: centinaia di migliaia di persone si riverserebbero
lungo la linea di confine. Gli Stati Uniti si tengono defilati dall’attuale
contesto siriano. Washington non vuole essere coinvolta in Medio Oriente,
poiché i punti nevralgici della politica estera statunitense non sono più in
gioco nella regione che fino a qualche anno fa ricopriva un ruolo di precipua
importanza. Oggi il patto sul nucleare concordato con gli iraniani, consente a
Washington di dialogare non solo con Riyad, ma con la stessa Theran. Una
situazione di equilibrio tra le forze sciite e quelle sunnite consentirebbe
agli Stati Uniti di concentrare il proprio soft power sulla zona del Pacifico;
la svolta asiatica degli americani è attestata dal più grande accordo di libero
scambio raggiunto nella storia recente, il trans-pacific
partnership. Nel contempo i curdi siriani approfittano dei bombardamenti russi contro i
ribelli e conducono un intenso attacco contro gli oppositori al regime, poiché
sono questi ultimi a controllare i punti di snodo fondamentali verso la regione
anatolica turca. L’obiettivo dei curdi è estendere il loro controllo lungo la frontiera
settentrionale del paese e occupare la fascia territoriale al confine con la
Turchia. Le forze lealiste hanno
trovato nelle milizie curde un elemento di supporto fondamentale, poiché
condividono un obiettivo: liberare la Siria occidentale dall’influenza turca e
interrompere qualsiasi forma di ingerenza di Ankara sul suolo siriano. In
risposta all’azione curda nella zona di confine, la Turchia bombarda sistematicamente dal 13 febbraio le
postazioni, perché non intende concedere al Kurdistan siriano la piena
autonomia a pochi chilometri dalle terre dove vivono i curdi turchi, con i
quali la tensione continua a crescere da diversi mesi. Nello stesso giorno
l’artiglieria turca ha cominciato a colpire le milizie curde in Siria, e il
giorno dopo Assad ha riferito alle Nazioni Unite che un centinaio di “soldati e
mercenari turchi” hanno varcato il confine siriano. A quel punto le potenze
occidentali hanno intimato alla Turchia di evitare lo sconfinamento entro il
territorio siriano; quest’ultima ha immediatamente smentito qualsiasi genere di
invasione in Siria. Il primo ministro turco
Ahmet Davutoğlu ha dichiarato che non lascerà ai curdi la possibilità di
assumere il controllo di Azaz, nel nord della Siria, al confine con la Turchia.
I turchi chiedono anche ai curdi di ritirarsi dall’aeroporto di Minnigh, a pochissimi chilometri dal confine e, in
seguito all’intensificarsi dei bombardamenti russi, hanno accusato Mosca di agire al pari di un
gruppo terroristico. In un comunicato ufficiale Medici senza frontiere ha affermato che l’ospedale di Marrat è stato
centrato da quattro missili nell’arco di pochi minuti. Si presume che l’attacco
sia stato sferrato dall’aviazione di Mosca o dai velivoli delle forze lealiste,
poiché la zona colpita è quella in cui operano da mesi i russi e i caccia
governativi. Nelle stesse ore i bombardamenti hanno
centrato due scuole adibite a strutture d’accoglienza per gli sfollati e un
raid aereo ha colpito due cliniche, una pediatrica e l’altra ginecologica nella
città di Azaz.
*sociologo del Mutamento e dei Sistemi Complessi. Analista dei Processi
Organizzativi e dell’Industria Culturale. Laureato in Scienze Sociali
Applicate: Lavoro, Formazione e Risorse Umane
E-mail
ugo1990@hotmail.it
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