In Libano è
stato proclamato un giorno di lutto nazionale, all’indomani
dell’attacco a Beirut, compiuto da due attentatori suicidi a bordo di
motociclette. L’attentato rivendicato dallo Stato islamico è avvenuto nel
quartiere residenziale sciita di Burj el Barajneh, bastione di Hezbollah,
provocando più di 40 morti. I feriti sono più di 200. L’intolleranza degli estremisti sunniti nei confronti
di Hezbollah è alimentata dalla stretta collaborazione di questi ultimi con le
milizie sciite nella guerra civile in Siria.
La strage di Burj el Barajneh arriva in un momento di evidente
flessione dello Stato Islamico, sia sul
suolo siriano che su quello iracheno: il 10 novembre, con il supporto dei raid
russi, l’esercito siriano è riuscito a respingere l’assedio dell’aeroporto di
Kweires, ad Aleppo, preso di mira dai miliziani del califfato da circa due
anni. Il 12 novembre, le truppe del regime hanno conquistato la città di Hader,
base strategica del Fronte al nusra. Contemporaneamente, nella città irachena
di Sinjar, sotto il controllo dello Stato Islamico da molti mesi, è stato
sferrato un attacco coordinato dei peshmerga curdi e della coalizione guidata
dagli Stati Uniti, con il sostegno della minoranza yazida. Sinjar è fondamentale dal punto di vista strategico
per il transito degli approvvigionamenti tra le due roccaforti del gruppo Stato
islamico, Mosul, in Iraq, e Raqqa, in Siria. La conquista della città
consentirà di arrestare il commercio illegale di petrolio portato avanti dai jihadisti per finanziarsi. L’attacco al quartiere sciita di Beirut stabilisce un continuum con l’esplosione in
volo dell’aereo russo in viaggio da Sharm el Sheik a San Pietroburgo, avvenuto
lo scorso 31 ottobre e rivendicato dalla filiale egiziana dello Stato islamico.
Anche se le indagini lasciano aperti diversi scenari, i dati analizzati sino a
questo momento lasciano presagire che l’aereo sia esploso a causa di una bomba.
Indebolito in Siria e in Iraq, il gruppo jihadista sta perpetuando una
forma di stragismo sistematico contro la Siria e i suoi alleati, come la Russia
ed Hezbollah. Una
terza azione terroristica è stata compiuta a Baghdad, dove ha provocato almeno
18 morti. Un
attentatore suicida si è fatto esplodere al funerale di un combattente sciita
nel sud della città. In questo momento sono in corso reali negoziati sul futuro
della Siria. La trattativa in ogni caso resta difficile perché, prima di
definire con chiarezza la data per la tregua. occorre stabilire quali gruppi dell’opposizione saranno considerati
terroristici e dunque esclusi dal cessate il fuoco tra il regime siriano e
l’opposizione. Ovviamente sono esculsi dalla trattativa i jihadisti di Al nusra
e quelli dello Stato islamico. Restano divergenti le valutazioni sugli altri
gruppi, che alcuni considerano terroristi e altri no. In secondo luogo sarà
necessario comporre la delegazione dell’opposizione che dovrà sedere al tavolo delle
trattative con i rappresentanti del regime alawita, per modificare la
costituzione e preparare le prossime elezioni. Anche su questo punto i pareri
sono discordanti, poiché la composizione di questa delegazione sarà cruciale per
il futuro. I russi sono consapevoli che il
compromesso includerà l’uscita di scena di Bashar al Assad, un punto nodale sul
quale sono d’accordo tutte le parti in cause e a cui Putin sarà costretto a
piegarsi.
Alessandro Ugo Imbriglia
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