martedì 15 dicembre 2015

La complessità della crisi siriana


In Libano è stato proclamato un giorno di lutto nazionale, all’indomani dell’attacco a Beirut, compiuto da due attentatori suicidi a bordo di motociclette. L’attentato rivendicato dallo Stato islamico è avvenuto nel quartiere residenziale sciita di Burj el Barajneh, bastione di Hezbollah, provocando più di 40 morti. I feriti sono più di 200. L’intolleranza degli estremisti sunniti nei confronti di Hezbollah è alimentata dalla stretta collaborazione di questi ultimi con le milizie sciite nella guerra civile in Siria.  La strage di Burj el Barajneh arriva in un momento di evidente flessione  dello Stato Islamico, sia sul suolo siriano che su quello iracheno: il 10 novembre, con il supporto dei raid russi, l’esercito siriano è riuscito a respingere l’assedio dell’aeroporto di Kweires, ad Aleppo, preso di mira dai miliziani del califfato da circa due anni. Il 12 novembre, le truppe del regime hanno conquistato la città di Hader, base strategica del Fronte al nusra. Contemporaneamente, nella città irachena di Sinjar, sotto il controllo dello Stato Islamico da molti mesi, è stato sferrato un attacco coordinato dei peshmerga curdi e della coalizione guidata dagli Stati Uniti, con il sostegno della minoranza yazida. Sinjar è fondamentale dal punto di vista strategico per il transito degli approvvigionamenti tra le due roccaforti del gruppo Stato islamico, Mosul, in Iraq, e Raqqa, in Siria. La conquista della città consentirà di arrestare il commercio illegale di petrolio portato avanti dai jihadisti per finanziarsi.  L’attacco al quartiere sciita di Beirut  stabilisce un continuum con l’esplosione in volo dell’aereo russo in viaggio da Sharm el Sheik a San Pietroburgo, avvenuto lo scorso 31 ottobre e rivendicato dalla filiale egiziana dello Stato islamico. Anche se le indagini lasciano aperti diversi scenari, i dati analizzati sino a questo momento lasciano presagire che l’aereo sia esploso a causa di una bomba. Indebolito in Siria e in Iraq, il gruppo jihadista sta perpetuando una forma di stragismo sistematico contro la Siria e i suoi alleati, come la Russia ed Hezbollah. Una terza azione terroristica è stata compiuta a Baghdad, dove ha provocato almeno 18 morti. Un attentatore suicida si è fatto esplodere al funerale di un combattente sciita nel sud della città. In questo momento sono in corso reali negoziati sul futuro della Siria. La trattativa in ogni caso resta difficile perché, prima di definire con chiarezza la data per la tregua. occorre stabilire quali  gruppi dell’opposizione saranno considerati terroristici e dunque esclusi dal cessate il fuoco tra il regime siriano e l’opposizione. Ovviamente sono esculsi dalla trattativa i jihadisti di Al nusra e quelli dello Stato islamico. Restano divergenti le valutazioni sugli altri gruppi, che alcuni considerano terroristi e altri no. In secondo luogo sarà necessario comporre la delegazione dell’opposizione che dovrà sedere al tavolo delle trattative con i rappresentanti del regime alawita, per modificare la costituzione e preparare le prossime elezioni. Anche su questo punto i pareri sono discordanti, poiché la composizione di questa delegazione sarà cruciale per il futuro. I russi sono consapevoli che il compromesso includerà l’uscita di scena di Bashar al Assad, un punto nodale sul quale sono d’accordo tutte le parti in cause e a cui Putin sarà costretto a piegarsi.


Alessandro Ugo Imbriglia

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