giovedì 9 aprile 2015

Iran: il termine di una lunga corsa

Iran, nucleare
Una vittoria della comunità internazionale
Carlo Trezza
07/04/2015
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A Losanna, il gruppo E3+3 e l'Iran hanno raggiunto un'intesa sui principali parametri d’una sistemazione definitiva della questione nucleare iraniana. Si tratta di un'ulteriore tappa del processo che partendo dal Piano di Azione del novembre 2013 dovrebbe sfociare, nel mese di giugno, in un ‘Joint Comprehensive Plan of Action’ (Jcpoa) definitivo.

Il risultato di Losanna è riportato in una dichiarazione congiunta dell'Alto Rappresentante dell'Ue Federica Mogherini e del ministro degli Esteri iraniano Zarif. Il Dipartimento di Stato ha pubblicato sul proprio sito e con maggiori dettagli i "key parameters" dell’intesa.

Riduzione scorte e numero centrifughe
Visto sotto il profilo della Non proliferazione, un aspetto molto significativo è la forte riduzione del numero delle centrifughe che Teheran potrà utilizzare nei prossimi 10 anni (da 19.000 a meno di 6.000).

Ancora più rilevante è la riduzione delle scorte che da 10.000 Kg passerebbero a soli 300 Kg per un periodo di 15 anni. Le centrifughe più moderne e con maggiore capacità di arricchimento verranno sottoposte a ulteriori limitazioni.

Tali riduzioni e limitazioni costituiscono il principale obiettivo di partenza dei negoziatori americani e mirano a prolungare i tempi per fabbricare il materiale fissile per un eventuale primo ordigno iraniano.

La produzione di uranio arricchito potrà essere svolta nell'unico impianto di Natanz. Quello sotterraneo di Fordow potrà svolgere solo attività di ricerca.

Saranno più rigorose le ispezioni internazionali in base all'applicazione da parte dell'Iran del Protocollo addizionale dell'Aiea, che prevede verifiche intrusive anche nei siti non espressamente dichiarati. Gli ispettori dovrebbero quindi avere anche accesso all'impianto di Parchin che si sospetta potesse avere natura armamentistica.

Ispezioni, rinunce, limitazioni
Un'altra disposizione chiave è la rinuncia iraniana al riprocessamento del combustibile spento delle sue centrali. Si tratta della materia prima necessaria per la produzione del plutonio che, ancora più dell'uranio, è suscettibile di impiego militare. Si chiude quindi per l'Iran la possibilità di perseguire un percorso alternativo a quello dell'arricchimento.

L'insieme di tali disposizioni, che prevedono una serie di prestazioni unilaterali iraniane, potrebbe apparire come una capitolazione. Esso va tuttavia rapportato, soprattutto per quanto si riferisce al numero delle centrifughe e alle scorte, alle esigenze effettive dell'Iran e ai tempi previsti per gli adempimenti.

Nei prossimi 10/15 anni, l'Iran, se non intende costruire l'arma nucleare, non dovrebbe avere bisogno di grandi quantità di combustibile. L'unica centrale nucleare a scopi energetici (Busheher) che esso possiede viene infatti rifornita per contratto con combustibile russo.

Le esigenze potrebbero cambiare solo qualora l'Iran riuscisse a realizzare il suo ambizioso programma di costruire altre centrali che tuttavia non potranno vedere la luce prima di 15 anni.

Solo allora l'Iran potrebbe avere un effettivo bisogno di quantità molto maggiori di uranio leggermente arricchito. A quel punto però la maggiore produzione consentita dovrebbe essere rapidamente consumata nelle centrali, mantenendo sempre basse le scorte accumulate e quindi le possibilità di proliferazione.

Vantaggi anche per Teheran senza simmetrie
L'intesa ha inoltre il vantaggio, per l'Iran, di riporre il suo programma di arricchimento su un binario di legalità che ne consentirà il proseguimento. Il tutto verrebbe sancito da un'apposita risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Ma la contropartita principale è evidentemente la sospensione delle sanzioni che verrebbe concessa dopo una verifica da parte dell'Aiea.

Non vi è, né vi poteva essere, una simmetria tra le prestazioni delle due parti negoziali che partono da posizioni di partenza asimmetriche. Si può sostenere però che vi sia una sostanziale equivalenza in termini di risultati raggiunti. Il clima di reciproco rispetto stabilitosi dovrebbe permettere ai negoziatori di "vendere" all'interno e all'esterno la validità del compromesso.

Chi emerge vincente è la comunità internazionale nel suo insieme poiché i risultati ottenuti in termini di contrasto alla proliferazione non erano mai stati raggiunti in precedenza con Paesi arrivati alla soglia nucleare.

L’esito di Losanna costituisce un indubbio progresso anche sul piano degli usi pacifici dell'energia nucleare e della disciplina del ciclo del combustibile nucleare, una materia che sinora è sfuggita alla codificazione internazionale.

L'arricchimento dell'uranio e la produzione del plutonio, anche se non espressamente autorizzati, non sono proibiti dalle norme internazionali. Con l'intesa raggiunta si sono stabiliti limiti e parametri che potrebbero costituire la base di una futura "regola d'oro" per disciplinare la complessa materia dell'arricchimento e del riprocessamento.

Si accrescono infine le possibilità che si apra sotto migliori auspici il vertice quinquennale del Trattato di Non proliferazione nucleare che si terrà a New York il prossimo mese di maggio e che vede come uno dei temi dominanti dell'agenda proprio la creazione di una zona priva di armi di distruzione di massa nel Medio Oriente.

Sono dunque molteplici gli argomenti che consentono di affermare, nonostante le critiche interne ed esterne prima e dopo l'accordo, che l'intesa di Losanna si pone come "a good deal".

L'Ambasciatore Carlo Trezza, Presidente uscente del Missile Technology Control Regime, è stato Presidente dell'Advisory Board di Ban Ki moon per gli Affari del Disarmo e Presidente della Conferenza del Disarmo.

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