venerdì 27 maggio 2016

Turchia: sempre più lontana da standard occidentali

L’ultimo uomo del sultano
Marco Guidi
18/05/2016
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Quello che inizierà il 22 maggio, salvo molto improbabili rinvii, non sarà un congresso, sarà una duplice incoronazione.

L’Akp (Adalet ve Kalkinma partisi - Partito della giustizia e dello sviluppo) dovrà accettare le dimissioni del basbakan, cioè del primo ministro e segretario, Ahmet Davutoglu e questa sarà una cosa rapida. Poi dovrà decidere il nome del suo successore alla segreteria del partito. Successore che quasi certamente sarà anche poi nominato primo ministro.

Un primo ministro che non dovrà nemmeno pensare di non essere un premier “a mezzo servizio”, come ha cercato di essere Davutoglu, forte di una esplicita promessa del presidente Racep Tayip Erdogan al momento del suo insediamento. Il nuovo premier dovrà essere un fedele esecutore dei desiderata del presidente-padrone.

I tre B
I tre politici che sono giudicati eleggibili sono i cosiddetti Tre B: Binali Yildirim, ministro dei Trasporti, Bekir Bozdag già vicepremier e ministro della Giustizia e soprattutto Berat Albayrak, ministro dell’Energia e genero di Erdogan di cui nel 2004 ha sposato la figlia Esra.

Distaccato, ma non del tutto fuori dalla gara potrebbe essere anche il vicepresidente Numan Kurtulmus. In ogni caso si tratterà di fedeli esecutori dei voleri del capo. Un capo che, in teoria, dovrebbe svolgere più che altro funzioni di rappresentanza e di guardiano della costituzione, ma che in realtà la costituzione vuole cambiarla in senso presidenziale.

Referendum per modificare la costituzionale turca
Già ora Erdogan dirige la politica turca, sbarazzandosi di chi, anche minimamente, cerca di ostacolarlo come è successo a Davutoglu e, prima ancora, a Abdullah Gul.

Solo che il numero dei deputati dell’Akp in parlamento non è sufficiente per poter indire un referendum costituzionale. Ci vorrà un aiuto, aiuto che potrebbe venire da qualche parlamentare del Mhp, il Partito di azione nazionalista di estrema destra che è squassato da fortissimi dissidi interni.

E un’altra azione pro referendum potrebbe venire dal tentativo di Erdogan di togliere l’immunità parlamentare ai deputati del Hdp, il Partito democratico del popolo, filocurdo e laico.

Insomma, salvo sorprese su cui non scommetteremmo nemmeno un centesimo di lira turca, il prossimo congresso compatterà ancora di più la squadra del presidente-padrone-sultano e aspirante uomo-tutto di una Turchia sempre meno laica e democratica.

Europa, piano B sull’immigrazione
E pazienza se i rapporti con l’Unione europea, Ue, nonostante i numerosi cedimenti di fronte al ricatto turco di lasciare arrivare in Europa milioni di disperati in fuga da guerre e dittature, si guasteranno.

La dimostrazione è arrivata quado l’Ue ha chiesto alla Turchia di rivedere la sua legge antiterrorismo (una legge che colpisce in pratica chiunque osi opporsi all’Akp e al suo duce) e Ankara ha risposto picche.

A quel punto niente eliminazione dei visti per i turchi diretti in Europa (battaglia quasi vinta da Davutoglu) e via libera ai profughi per rappresaglia. L’Ue sta studiando un piano B per sistemare campi di raccolta in Grecia, destinando a lei i 6 miliardi di euro promessi alla Turchia.

E Erdogan forse fisserà nuove elezioni per spazzare via le opposizioni e fare finalmente tutto ciò che vuole.

Marco Guidi è giornalista esperto di Medio Oriente e Islam, a lungo inviato di Il Messagero, in Turchia e nel mondo arabo. Dalla sua fondazione insegna alla Scuola di giornalismo dell’Università di Bologna.
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