martedì 31 dicembre 2024

Antonio Almonte. Tesi di Laurea

                                                                           Master

in

“Terrorismo e Antiterrorismo Internazionale. Obiettivi, Piani e Mezzi”

 Anno Accademico 22-23

“IL MOVIMENTO DI AL SHABAAB IN SOMALIA: TRA JIHADISMO INTERNAZIONALE E DINAMICHE LOCALI”



Nascita ed evoluzione del movimento terroristico

Molti ideologi jihadisti, all’inizio del secolo, provenienti da quasi tutte le parti della Somalia hanno istituito una serie di incontri segreti a Mogadiscio per formare una nuova organizzazione jihadista con il nome di Harakah-Al-Shabaab Al-Mujahideen[1]. Al-Shabaab, il cui nome dovrebbe risalire al 2004, è un gruppo militare legato ad al-Qaeda ed è inserito dagli Stati Uniti nelle organizzazioni terroristiche. L’organizzazione trova la sua prima strutturazione dalla divisione delle fazioni islamiche radicali interne all’Unione delle Corti islamiche (UCI), a seguito della sconfitta subita da parte del Governo Federale di Transizione (GFT). Nel dicembre 2006 l’invasione etiope della Somalia ha trasformato Al-Shabaab, che fino a quel momento era una piccola fazione di un movimento islamico, nel più potente e radicale gruppo armato del paese. Il suo obiettivo è la creazione di uno stato islamico-fondamentalista in Somalia. Dal 2002, Al-Shabaab ha avuto un notevole impatto a Mogadiscio, in quanto ha ucciso giornalisti, funzionari del governo di transizione, operatori umanitari; ha derubato aziende come i trafficanti di Khat[2] ed ha rapidamente accumulato reclute e armi. Il gruppo AS si è affermato all’interno di tutto il paese, ed è riuscito a diventare l’unico gruppo jihadista amato in Somalia entro la fine del 2011; il leader di allora, Ahmed Godane, utilizzando la sua abile esperienza manageriale ha costruito un governo ed una macchina militare parzialmente efficaci. In seguito, il movimento ha iniziato una traiettoria discendente a causa della pressione adottata dal governo somalo e dai suoi alleati, procurando la perdita di gran parte della città di Mogadiscio. Successivamente i problemi continuarono ad aggravarsi seguiti dalla perdita di altri territori fino a quando, nel 2015, la situazione torna a stabilizzarsi, favorita anche dalla spirale discendente del governo somalo. Nel luglio-agosto del 2010, durante il Ramadan, Al-Shabaab era giunto quasi al suo apice del potere ed aveva deciso di prendere in mano Mogadiscio e mettere fine alla guerra che interessava il sud della Somalia. Il piano ha lanciato l’Operazione “fine degli aggressori”; l’altro gruppo jihadista di Hizbul Islam prese parte all’attacco ma entrambi hanno subito delle perdite pesanti e non hanno ottenuto molti guadagni. Tale sconfitta ha provocato delle lotte tra e all’interno di questi gruppi, protratte nel tempo; sono aumentati gli attacchi nei confronti del leader di Hizbul Islam e ciò ha portato alla fusione del gruppo con quello di Al-Shabaab nel 2011. L’AS formatosi dopo tale fusione si è spostato verso il campo internazionalista, nonostante ciò, da un lato abbia consolidato l’influenza degli estremisti, dall’altro lato ha diluito il potere di Godane; in quanto i suoi rivali sembrerebbe abbiamo pubblicato dei messaggi online riguardanti le sue pratiche dittatoriali e crudeli minando così la sua legittimità. Tutto ciò ha contribuito a dare inizio ad una epurazione interna del 2013 che ha visto l’eliminazione, da parte di Godane, di quasi tutti i suoi oppositori e i loro sostenitori attraverso la reclusione o l’esecuzione. Durante tale esecuzione, eliminò il Consiglio della Shura non rendendosi in questo modo responsabile nei confronti di nessuno. Nel 2014, con la morte di Godane, Al-Shabaab si è trovato a dover affrontare maggiori lotte; la sua morte ha fatto emergere dei sospetti su alcuni alti dirigenti, tra cui quello di Mahad Karate essendo stata l’ultima persona ad aver avuto contatti con Godane. Nel 2014 fu nominato nuovo emiro di Al-Shabaab, Ahmed Dirie Abu Ubayda; egli si dimostrò spietato come Godane e continuò con le stesse sue politiche; moltissimi membri furono arrestati e giustiziati in prigioni segrete[3]. La nascita dello Stato Islamico nel 2015 in Somalia ha messo a dura prova le capacità di leadership di Dirie; il suo mandato è stato quello di garantire ciò che Godane ha costruito ed egli sembra essere stato in grado a salvare più volte il gruppo dalla disintegrazione. La guerra contro Al-Shabaab è in situazione di stallo dal 2015; il gruppo nel 2018 controlla il territorio in 11 delle 18 regioni somale e parti della costa del Kenya. La maggior parte delle città principali della Somalia meridionale sono assediate dal gruppo e gli abitanti sono costretti a rifugiarsi nel territorio di Al-Shabaab per la fame e per l’aumento delle tasse. AS è interessata a continuare questa situazione di stallo, tentando di prolungare la guerra aspettandosi di logorare i sostenitori internazionali del governo somalo; tale strategia però si sta ritorcendo contro il gruppo in quanto sta perdendo i propri membri a causa della stanchezza della guerra. Il gruppo di Al-Shabaab ha diffuso voci secondo cui l’AMISON lascerà il paese nel 2018; la lunga pausa nell’offensiva contro il gruppo ha permesso ad AS di reclutare, addestrare e dispiegare truppe nel sud e nel centro della Somalia e inviare truppe già addestrate nel nord-est del paese. Solamente alcune operazioni di interruzione da parte delle forze speciali somale e gli attacchi aerei riusciranno ad impedire ad AS di espandersi per tutto il territorio. Nel 2016 il governo federale ha creato l’Unità per l’integrità finanziaria ed ha approvato la legge antiriciclaggio ma, nonostante ciò, il gruppo continua a godere della libertà finanziaria, è in grado di attraversare i posti di blocco ed entrare nelle aree di proprietà del governo. Oggi il gruppo è ancora presente nelle regioni meridionali della Somalia, ma l’invasione delle truppe kenyote ha spinto la maggior parte dei miliziani verso nuovi fronti, come lo Yemen dove è già forte la presenza di al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQPA).  È necessaria una notevole strategia per rimuovere Al-Shabaab dalle aree che sono sotto il suo controllo; una strategia potrebbe essere quella di mirare alle strutture di formazione in modo tale da prevenire l’indottrinamento di nuove reclute. Sulla base dell’attuale clima politico in Somalia, risulta improbabile riuscire ad ottenere una vittoria contro il gruppo nei prossimi anni, salvo un’altra epurazione interna imprevista.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Ali Adeer (membro e fondatore di Al-Shabaab) nel debriefing della NISA, gennaio 2013.

[2] Khat: termine che indica un arbusto fiorito sempreverde coltivato in Africa orientale e nella penisola, il khat si presenta confezionato in mazzetti di foglie avvolti in foglie di banana. Fonte: antidroga.interno.gov.it

[3] Estratto ripreso da un’intervista di un membro dell’ex polizia di Al-Shabaab, dicembre 2018.


sabato 21 dicembre 2024

CALENDARIO OCCIDENTALE

  Nel mondo occidentale 

 è prassi in questo periodo 

 scambiarsi gli Auguri  per il Santo Natale e l'Inizio dell'anno nuovo

nel rispetto di ogni credenza e cultura 

si formulano gli auguri di Buone Feste a coloro che appartengo al mondo occidentale

 e a tutti gli altri un Augurio di pace e  serenità e comprensione reciproca 

affinchè gli estremisti di qualsiasi natura non abbiamo a dominarci

martedì 10 dicembre 2024

Tesi di Laurea Antonio Di Placido Il Contributo dell'Esercito Italiano alle Missioni Nato degli anni 2000. Indice e Premessa

  Master I Livello in

“Politica Militare Comparata dal 1945 ad Oggi”

Dottrina, Strategia, Armamenti


IL CONTRIBUTO DELL’ESERCITO ITALIANO ALLE MISSIONI NATO DAGLI ANNI 2000

 

 ANNO ACCADEMICO 2022/2023

   Iraq: operazione Antica Babilonia                                                                             

Inserita nell’ambito della cosiddetta “guerra al terrorismo”, il 30 marzo 2003 ebbe inizio l’operazione Iraqi Freedom da parte delle forze armate statunitensi, che eseguirono massicci attacchi aerei sul palazzo presidenziale e contro obiettivi militari[1].

Avviata a seguito della violazione della risoluzione numero 1441 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che proibisce lo stoccaggio e l’importazione di armi di distruzione di massa, l’operazione vide coinvolti poco meno di trecentomila soldati britannici e statunitensi che riuscirono rapidamente a sopraffare le forze armate locali, tanto che Baghdad cadde dopo solo cinque settimane dall’inizio dell’operazione[2].

Dopo la capitolazione del regime di Saddam Hussein[3], si verificò l’afflusso in Iraq di un elevato numero di combattenti che, ispirati dalla jihad proclamata dal leader di Al Qaeda Osama Bil Laden, nei mesi successivi la fine del conflitto condussero numerosi attentati contro le truppe statunitensi; inoltre, il vuoto di potere, dovuto alla caduta del regime di Saddam Hussein, provocò una guerra civile tra le tribù sciite e quelle sunnite presenti all’interno del martoriato Paese[4].

In questo scenario, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sollecitò la Comunità Internazionale a contribuire alla stabilità e alla sicurezza dell’Iraq, emanando la risoluzione num 1483 del 22 maggio 2003[5]. Su tale base normativa, il Parlamento italiano autorizzò il dispiegamento di un contingente italiano necessario a concorrere, con gli altri Paesi della coalizione, a garantire una cornice di sicurezza essenziale per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno e contribuire con capacità specifiche alle attività di intervento più urgenti nel ripristino dei servizi essenziali[6].

Il dispiegamento dell’advance party dell’operazione ribattezzata Antica Babilonia avvenne nel giugno del 2003; nel corso della missione si sono avvicendanti circa trentamila soldati italiani, con un impiego massimo di tremiladuecento uomini per turno schierati nella provincia di Dhi Qar[7] [8].

L’operazione Antica Babilonia faceva parte della forza di stabilizzazione internazionale costituita da più di venti Paesi, i cui contingenti agivano sotto l’egida dell’ONU[10].

Nell’ambito della missione, all’Italian Joint Task Force[11] furono assegnati i seguenti compiti:

·         creazione e mantenimento della necessaria cornice di sicurezza;

·         concorso al ripristino d’infrastrutture pubbliche e alla riattivazione dei servizi essenziali;

·         concorso all’ordine pubblico e alla formazione delle forze di sicurezza locali;

·         Polizia militare;

·         concorso all’attività di sminamento[12].

 

La tabella riassume le attività svolte a favore della popolazione e delle istituzioni locali da parte dei soldati dell’Esercito Italiano[13].


La presenza de contingente italiano in Iraq fu legittimata da un’ulteriore risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la numero 1546 dell’8 giugno 2004, la quale auspicava l’inizio di una nuova fase di transizione, con l’assunzione della piena responsabilità e autorità del Governo Iracheno di Transizione e la nascita di un governo democraticamente eletto dalla popolazione irachena[14].

Con il passaggio di responsabilità della sicurezza della provincia di Dhi Qar alle legittime autorità irachene, avvenuto il 21 settembre 2006, iniziò il ripiegamento del contingente italiano, mentre il successivo 6 novembre la base italiana di Camp Mittica fu ceduta alle unità del ricostituito esercito iracheno.

La fine della missione è stata sancita il 1° dicembre del 2006, con la cerimonia dell’ammaina Bandiera svoltasi a Nassirya alla presenza del Ministro della Difesa e del Capo di Stato Maggiore della Difesa[15].

 L’impiego operativo in Iraq, conclusosi nell’arco di circa tre anni, è costato la vita a trentanove Italiani, di cui trentadue militari caduti in azione, attacchi o incidenti e sette civili.

 

 



[1] www.history.navy.mil

[2] www.uniba.it

[3] Saddam Hussein Adb al-Majid al-Tikriti (1937 – 2006) all’età di 19 anni si rifugiò in Egitto dopo aver partecipato ad un tentativo fallito di assassinio. Tornato in Iraq a seguito del colpo di Stato del 1963, fu arrestato l’anno successivo, ma riuscì ad evadere nel 1968, contribuendo al colpo di Stato realizzato dal partito Ba’th, rivestendo in seguito il ruolo di vicepresidente del Consiglio del Comando Rivoluzionario. Nominato generale dell’esercito iracheno nel 1976, a seguito delle dimissioni del presidente Ahmed Hasan fu nominato Presidente della Repubblica nel 1979. Sotto la sua presidenza si combatterono la guerra Iraq-Iran e la guerra del Kuwait. A seguito dell’invasione statunitense, fu catturato nel dicembre del 2003 e consegnato al neonato governo di transizione iracheno. Processato per la strage di Dujail del 1982, in cui morirono circa centocinquanta sciiti, fu condannato a morte, con pena eseguita il 30 dicembre 2006. www.sapere.it

[4] www.history.navy.mil

[5] www.digitallibrary.un.org

[6] www.difesa.it

[7] Il governatorato di Dhi Qar è una delle diciotto province dell’Iraq. Posizionata al sud del Paese, il centro principale è costituito dalla città di Nassirya, con una popolazione di oltre seicentomila persone.

[8] Informazioni della Difesa, num 1 del 2007 pag. 13

[9] www.esercito.difesa.it

[10] www.leg15.camera.it

[11] Il contingente italiano fu posto alle dipendenze della Multinational Division South-East a guida britannica.

[12] Informazioni della Difesa, num 1 del 2007 pag. 14

[13] Rapporto Esercito 2005, Litotipografia dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 2005, pag. 72

[14] Rapporto Esercito 2004, Litotipografia dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 2004, pag. 60

[15] Informazioni della Difesa, num 1 del 2007 pag. 13

[16] Rapporto Esercito 2006, Litotipografia dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 2006, pag. 95