lunedì 31 luglio 2023

Loris Sabato Una scisma nel mondo islamico. il cosidetto Kharjtismo


 

Kharigiti


Antecedentemente è stato studiato il fenomeno del terrorismo nel suo insieme, in questo paragrafo, invece, andremo ad analizzare uno “scisma” della religione islamica, il cosiddetto kharjitismo.

Per comprendere appieno il significato di questo termine è necessario comprendere la nascita di questo gruppo definibile come setta. Si inizia a parlare di kharjitismo durante il VII secolo, più precisamente in conseguenza della battaglia di Siffin nel 657 D.C o nel ṣafar 37E[1]. le motivazioni che portarono alla battaglia di Siffin sono individuabili nelle motivazioni della prima guerra civile islamica che vide contrapposti ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, il califfo, e Muʿāwiya b. Abī Sufyān, wālī[2] di Siria. La guerra civile scoppia a causa del governatore di Siria, il quale richiedeva al nuovo califfo vendetta per l’assassinio del terzo califfo, il predecessore di ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, suo parente. Il califfato di ʿUthmān b. ʿAffān, il terzo califfo, è un califfato che i cronisti islamici definiscono contradditorio, poiché divisibile in due fasi. Il suo califfato dura dodici anni, e come anticipato, viene diviso in due fasi, ambedue di una durata intorno ai sei anni, la prima fase viene osservata dal mondo islamico come una fase positiva e di buon governo mentre, invece, nella seconda fase iniziano le critiche al suo stile di governo con maggior riguardo al conferimento delle più alte cariche dello Stato. Infatti, egli venne accusato di nepotismo, cioè una tendenza, da parte del possessore dell’autorità, ad assegnare le cariche di rilievo ai propri parenti senza osservare se egli siano i più adatti a tale carica, anche se studi recenti hanno osservato che la tendenza di ʿUthmān b. ʿAffān all’assegnazione dei propri parenti alle alte cariche dello Stato derivasse dalle qualità all’interno del proprio clan (come, per esempio, la ricchezza e l’alfabetizzazione) e, inoltre, essi erano ritenuti più affidabili poiché legati da un vincolo di sangue.[3] La congiura ai danni di ʿUthmān b. ʿAffān inizia con un assedio alla sua residenza nella città di Medina da parte di uno schieramento politico opposto costituito in maggior parte da kufani, cittadini della città di Cufa[4], ed egiziani. L’assedio fu sciolto solo grazie ad un accordo tra il califfo e gli oppositori. La tregua derivante dal concordato non durò a lungo poiché rientrando in patria i congiurati intercettarono un messo califfale destinato al governatore dell’Egitto, il quale doveva consegnare il messaggio di non rispettare l’accordo appena siglato e di perseguire con l’uso della violenza i congiurati. Essi, allora, ritornarono sui loro passi e assediarono nuovamente il califfo, durante l’assedio, il 20 giugno 656 D.C, un manipolo di congiurati riuscì a entrare all’interno della residenza del terzo califfo e lo uccise. La tradizione vuole che il califfo fu assassinato mentre era intento a leggere il Corano, il quale si macchiò di sangue e fu inviato come prova per richiedere vendetta ad un suo parente, il governatore Muʿāwiya b. Abī Sufyān. È importante osservare che il congiurato che uccise il terzo califfo fu un partigiano di ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, il successivo califfo. A questo punto risulta sempre più evidente l’inevitabilità del conflitto armato tra il nuovo califfo, ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, e il governatore di Siria, oltre che parente, Muʿāwiya b. Abī Sufyān.

Come accennato, però, il termine kharjitismo, a questo punto della storia islamica, ancora deve essere impregnato del significato attribuitogli, poiché è solo a causa della conseguenza della battaglia che il termine acquisterà valore.

La battaglia di Suffin iniziò nel luglio del 657 D.C, dopo che Muʿāwiya b. Abī Sufyān rifiutò un concordato, e nei primi momenti di combattimenti sembra che il governatore di Siria stesse avendo la meglio sul neo-califfo, però, mentre il combattimento si fece più accesso le sorti della battaglia cambiarono e il governatore di Siria fu costretto a richiedere una tregua per effettuare un accordo, tregua che il califfo accettò. In questo preciso momento una parte dell’esercito del califfo ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib si trova in una situazione teologicamente complicata. Essi erano fermamente convinti che sia il califfo sia il governatore di Siria avessero ragione, poiché il califfo aveva il diritto di muovere guerra a chi rifiuta di eseguire i propri comandi e il governatore di Siria aveva ragione a richiedere vendetta per la morte, del suo parente e califfo, ʿUthmān b. ʿAffān. Inoltre, questa parte di esercito, era fermamente convinta che spettasse solo a Dio giudicare chi tra essi avrebbe avuto la meglio, da qui il loro “motto” lā ḥikma illā li-llāh, italiano: a Dio solo spetta il giudizio (ritengo opportuno ricordare che, come anticipato, l’esercito del califfo al momento della tregua era in netta superiorità sull’esercito del governatore di Siria).  Pertanto, durante la tregua, questa minoranza di esercito richiese al proprio reggente, il califfo, di ricominciare l’azione militare contro il governatore di Siria, alla risposta negativa del califfo ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib ne conseguì l’abbandono del campo da parte di una minoranza dell’esercito i cosiddetti khargiti, letteralmente coloro che si separano.

 



[1] La data nel calendario islamico

[2] Il termine utilizzato all’epoca per identificare il governatore di un’ampia porzione di territorio di uno Stato.

[3] G. Larsson, Medieval Islamic Historiography: Remembering Rebellion, University of Gothenburg, Sweden, 2014.

[4] Situata nell’attuale Iraq.

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