Lo
Stretto di Hormuz è uno dei più importanti crocevia per i traffici commerciali
mondiali e rappresenta un’arteria fondamentale per il trasporto di petrolio,
via mare, dal Medioriente verso la maggior parte dei Paesi del mondo. Esso si
estende per circa 60 miglia nautiche in lunghezza ed è circondato da Iran, Oman
ed Emirati Arabi Uniti.
Il tratto
di mare più stretto è lungo circa 31 chilometri ed è compreso fra Iran e il
Sultanato dell’Oman, i quali si contendono il controllo del traffico marittimo,
dal momento che lo schema di separazione del traffico, quindi il tratto
navigabile dello Stretto, si colloca all’interno delle acque territoriali dei
due Paesi. Lo Stretto è l’unica via che permette l’accesso dal Golfo Persico
verso l’Oceano Indiano e, quindi, per tutti i mari del mondo.
Questo
piccolo spazio di mare costituisce una delle rotte strategiche più rilevanti al
mondo in quanto consente ai produttori del Medio Oriente di spedire il greggio,
attraverso l’utilizzo di idonee petroliere, ai Paesi consumatori di Asia,
Europa e Nord America. Costellato di isolette rivendicate da Iran ed Emirati
Arabi Uniti, è l’unica rotta verso l’oceano aperto anche per un terzo del gas
naturale liquefatto del mondo. Infatti, secondo i dati di U.S. Energy
Information Administration (EIA), nel 2015 attraverso lo Stretto sono
passati circa 17 milioni di barili di petrolio al giorno, pari al 30% di tutto
il greggio trasportato per mare durante quell’anno mentre nel 2016 i flussi
totali attraverso lo Stretto di Hormuz sono aumentati fino a raggiungere il
livello record di 18,5 milioni di barili al giorno[1].
Nel 2020, ha avuto un volume di scambi di petrolio di 18 milioni di barili al
giorno, pari a quasi il 50% del volume totale degli scambi di petrolio via mare
per quell’anno[2].
Per
quanto attiene al nome “Golfo Persico”, o per alcuni “Golfo Arabico” a seconda
dalla sponda dove ci si trovi, è stata peraltro oggetto di diverse dispute. L’aggettivo
“Persico”, ovvero iraniano, è stato contestato da molti Paesi arabi (tra cui
Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Kuwait) fin dagli anni ’60 dello
scorso secolo, non solo per la rivalità fra Iran e alcuni Stati arabi ma anche
per il crescente senso di nazionalismo di tali entità statuali che si è avuto
dalla seconda metà del ‘900. Per questo motivo esso è appellato “Golfo Arabico”
dalla maggior parte degli Stati della regione anche se, per motivi di praticità
e semplicità, durante il corso dell’elaborato appelleremo l’area come “Golfo
Persico”.
La
regione del Golfo Persico, è stata un’area di estremo interesse e di indubbia
civiltà fin dai tempi antichi. Conosciuta dai più blasonati navigatori europei,
questa regione, ancor prima della scoperta del petrolio in Iran nel 1908, era
importante sicuramente per l’attività di pesca tramite la tipica imbarcazione
araba conosciuta con il nome di dau (in inglese “dhow”), il commercio di perle,
l’allevamento di dromedari e cammelli e la coltivazione del dattero. Dopo la
prima metà del ‘900, a partire dagli anni ’50, l’economia regionale ha subito
un radicale cambiamento grazie alla produzione ed esportazione di greggio in
tutto il mondo da parte dei Paesi circostanti. Oggigiorno gli scali marittimi
più importanti sono i porti di Khārg Island in Iran, Kuwait City, Al-Dammām in
Arabia Saudita, Manama in Bahrain, Port Rāshid negli Emirati Arabi Uniti.
La
regione è stata sempre in continuo fermento: il bacino di mare ristretto, la
posizione geografica delle numerose isole nel Golfo, unitamente al proprio
rendimento in termini di risorse energetiche, ha portato, nel corso degli anni,
a numerose controversie legali tra gli Stati contendenti. Alcuni esempi:
- le isole
di Farsi e Arabi, situate nell’area centrale del Golfo, sono state oggetto di
lunghe controversie da parte di Iran e Arabia Saudita quando, nel 1986 le parti
hanno riconosciuto mutualmente la sovranità iraniana su Farsi e saudita su
Arabi.
- nel 2010
la compagnia petrolifera di stato iraniana ha ufficialmente “dato inizio
all’estrazione di petrolio dal giacimento dell’isola di Hengan, imponente
risorsa di greggio e gas naturale scoperta nel 1975”[3].
Tale isola, che si trova a circa 70 km al largo delle coste iraniane vicino lo
Stretto di Hormuz, è stata oggetto di controversia legale sulla precisa
definizione di Zona Economica Esclusiva (ZEE).
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