lunedì 20 marzo 2023

Lo Stretto di Hormuz e la Geopolitica turbolenta del Golfo I Parte

 

      




        Di Giuseppe Cozzi

Lo Stretto di Hormuz è uno dei più importanti crocevia per i traffici commerciali mondiali e rappresenta un’arteria fondamentale per il trasporto di petrolio, via mare, dal Medioriente verso la maggior parte dei Paesi del mondo. Esso si estende per circa 60 miglia nautiche in lunghezza ed è circondato da Iran, Oman ed Emirati Arabi Uniti.

Il tratto di mare più stretto è lungo circa 31 chilometri ed è compreso fra Iran e il Sultanato dell’Oman, i quali si contendono il controllo del traffico marittimo, dal momento che lo schema di separazione del traffico, quindi il tratto navigabile dello Stretto, si colloca all’interno delle acque territoriali dei due Paesi. Lo Stretto è l’unica via che permette l’accesso dal Golfo Persico verso l’Oceano Indiano e, quindi, per tutti i mari del mondo.

Questo piccolo spazio di mare costituisce una delle rotte strategiche più rilevanti al mondo in quanto consente ai produttori del Medio Oriente di spedire il greggio, attraverso l’utilizzo di idonee petroliere, ai Paesi consumatori di Asia, Europa e Nord America. Costellato di isolette rivendicate da Iran ed Emirati Arabi Uniti, è l’unica rotta verso l’oceano aperto anche per un terzo del gas naturale liquefatto del mondo. Infatti, secondo i dati di U.S. Energy Information Administration (EIA), nel 2015 attraverso lo Stretto sono passati circa 17 milioni di barili di petrolio al giorno, pari al 30% di tutto il greggio trasportato per mare durante quell’anno mentre nel 2016 i flussi totali attraverso lo Stretto di Hormuz sono aumentati fino a raggiungere il livello record di 18,5 milioni di barili al giorno[1]. Nel 2020, ha avuto un volume di scambi di petrolio di 18 milioni di barili al giorno, pari a quasi il 50% del volume totale degli scambi di petrolio via mare per quell’anno[2].

Per quanto attiene al nome “Golfo Persico”, o per alcuni “Golfo Arabico” a seconda dalla sponda dove ci si trovi, è stata peraltro oggetto di diverse dispute. L’aggettivo “Persico”, ovvero iraniano, è stato contestato da molti Paesi arabi (tra cui Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Kuwait) fin dagli anni ’60 dello scorso secolo, non solo per la rivalità fra Iran e alcuni Stati arabi ma anche per il crescente senso di nazionalismo di tali entità statuali che si è avuto dalla seconda metà del ‘900. Per questo motivo esso è appellato “Golfo Arabico” dalla maggior parte degli Stati della regione anche se, per motivi di praticità e semplicità, durante il corso dell’elaborato appelleremo l’area come “Golfo Persico”.

La regione del Golfo Persico, è stata un’area di estremo interesse e di indubbia civiltà fin dai tempi antichi. Conosciuta dai più blasonati navigatori europei, questa regione, ancor prima della scoperta del petrolio in Iran nel 1908, era importante sicuramente per l’attività di pesca tramite la tipica imbarcazione araba conosciuta con il nome di dau (in inglese “dhow”), il commercio di perle, l’allevamento di dromedari e cammelli e la coltivazione del dattero. Dopo la prima metà del ‘900, a partire dagli anni ’50, l’economia regionale ha subito un radicale cambiamento grazie alla produzione ed esportazione di greggio in tutto il mondo da parte dei Paesi circostanti. Oggigiorno gli scali marittimi più importanti sono i porti di Khārg Island in Iran, Kuwait City, Al-Dammām in Arabia Saudita, Manama in Bahrain, Port Rāshid negli Emirati Arabi Uniti.

La regione è stata sempre in continuo fermento: il bacino di mare ristretto, la posizione geografica delle numerose isole nel Golfo, unitamente al proprio rendimento in termini di risorse energetiche, ha portato, nel corso degli anni, a numerose controversie legali tra gli Stati contendenti. Alcuni esempi:

-       le isole di Farsi e Arabi, situate nell’area centrale del Golfo, sono state oggetto di lunghe controversie da parte di Iran e Arabia Saudita quando, nel 1986 le parti hanno riconosciuto mutualmente la sovranità iraniana su Farsi e saudita su Arabi.

-       nel 2010 la compagnia petrolifera di stato iraniana ha ufficialmente “dato inizio all’estrazione di petrolio dal giacimento dell’isola di Hengan, imponente risorsa di greggio e gas naturale scoperta nel 1975”[3]. Tale isola, che si trova a circa 70 km al largo delle coste iraniane vicino lo Stretto di Hormuz, è stata oggetto di controversia legale sulla precisa definizione di Zona Economica Esclusiva (ZEE).



[1] World oil transit chokepoints, (2019) https://www.eia.gov

[2] Strait of Hormuz, (2022), in www.statista.com

[3] Al via l’estrazione di greggio sull’isola di Hengam, (2011), in https://iran.it

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