Blog di sviluppo per l'approfondimento della Geografia Politica ed Economica attraverso immagini, cartine, grafici e note.Atlante Geografico Statistico Capacità dello Stato.Parametrazione a 100 riferito al Medio Oriente. Spazio esterno del CESVAM - Istituto del Nastro Azzurro. (info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
giovedì 21 dicembre 2023
domenica 10 dicembre 2023
giovedì 30 novembre 2023
Public Choise e Visone Strategica
Ten. cpl. Art Pe. Sergio Benedetto Sabetta
Nel determinare il rapporto tra singole scelte e politiche pubbliche si
parte dal presupposto del singolo quale essere economico, teso alla
massimizzazione della propria utilità, per studiare come le preferenze
individuali si trasformino in scelte pubbliche.
Gli attori
coinvolti nel processo decisionale sono: gli
elettori, gli eletti, i funzionari
pubblici, i partiti politici e i gruppi di pressione. Ciascun attore
persegue obiettivi distinti, secondo proprie logiche.
La funzione
di utilità degli elettori è riferita alla quantità di beni e servizi
acquisibili, per questo hanno a disposizione oltre al voto i movimenti di
pressione, di protesta e la possibilità di spostarsi nella giurisdizione di
spesa preferita, mentre il politico agisce per la rielezione e in questo tende
a massimizzare i voti avvicinandosi all’elettorato mediano.
Da queste
semplici premesse si intuisce la complessità del processo decisionale in tema
ambientale, se solo si tengono presenti gli effetti collettivi dell’esternalità
e le relative azioni in spesa pubblica, determinazioni di criteri standard e
forniture di beni.
Dobbiamo
inoltre considerare i diversi livelli di decisione che vengono ad interagire,
sia a livello locale che statale e sovranazionale.
La regola
dell’unanimità sarebbe la migliore nel raggiungere un’allocazione delle risorse
pareto-efficiente, tuttavia questa nella sua possibile realizzazione è
strettamente legata all’ampiezza della collettività, diventando sempre più
difficile con l’allargarsi della base decisionale, in cui prevalgono, tra
l’altro, comportamenti strategici.
Anche la
regola della maggioranza qualificata presenta l’inconveniente di lunghe
trattative, tanto maggiori e difficili quanto più è elevata la maggioranza
richiesta, inoltre la natura di bene pubblico di molte risorse ambientali può
spingere una minoranza interessata e compatta a indurre una maggioranza
scarsamente interessata su alternative meno efficienti, classico il problema
del climate change.
Se è chiaro
il vantaggio derivante dalla scelta secondo il principio dell’unanimità, come
evidenziato da Knut Wickell (1986) con l’imposta di scopo
per il finanziamento di ciascun bene pubblico (nuovo principio della tassazione),
vi è tuttavia il problema della corretta indicazione delle preferenze
individuali, prevalendo comportamenti opportunistici.
Diventa
quindi non utilizzabile l’introduzione del sistema dei prezzi, proprio del
mercato privato, nella scelta delle possibili opzioni secondo il metodo
dell’equilibrio di Lindhal (prezzo-imposta).
Considerando
che maggiore è la percentuale di voti richiesti e più ci si avvicina alle
condizioni di efficienza paretiana, ma altrettanto aumentano i costi, occorre
determinare un trade-off tra i due termini.
Secondo la
regola di Buchanan e Tullock (1962)
la percentuale di votanti costituente la maggioranza ottimale è il punto in cui
la somma dei costi esterni e dei costi della decisione raggiunge il minimo,
naturalmente la regola ottima cambierà a seconda dei casi, essendo che costi
esterni variano con la natura delle decisioni e le caratteristiche sociali
della collettività interessata.
Risulta
pertanto un grosso ostacolo per il modello teorico di Buchanan e Tullock la
conoscenza delle funzioni di costo, tuttavia tale modello ha il merito di avere
evidenziato il problema dei costi relativi a ciascuna regola.
Occorre
quindi distinguere tra scelte costituzionali e non costituzionali, dove per il
primo occorre una maggioranza tendente all’unanimità, mentre nel voto a
maggioranza il risultato tende alle preferenze dell’elettore mediano, vi è
comunque il problema di conoscere i fattori che determinano tali preferenze.
Tuttavia non
sempre il voto a maggioranza favorisce il raggiungimento di una decisione
stabile (paradosso del voto a maggioranza), indipendentemente dall’ordine in
cui sono poste a votazione le alternative se si è in presenza di alternative
estreme.
Inoltre
quando le scelte riguardano più beni pubblici o diversi progetti si possono
verificare maggioranze cicliche, lo stesso dicasi in presenza di questioni
redistributive.
La regola
della maggioranza, se da una parte permette una scelta tra diverse alternative,
dall’altra non permette di rilevare l’intensità delle preferenze, così che una
maggioranza poco interessata può imporsi su una minoranza molto interessata
alla scelta.
Si è pensato
di ricorrere al meccanismo del voto a punteggi ma questo favorisce i
comportamenti strategici allontananti dall’ottimo paretiano, il problema delle
intensità delle preferenze è stato risolto con il ricorso al commercio dei voti
(Logrolling).
Qui vi è un
vicendevole appoggio a seconda del problema in discussione, tuttavia se questo
permette di considerare l’intensità delle preferenze, facilita anche il
prevalere degli interessi particolari con il ridurre il benessere della
collettività.
Si dimostra
veritiero il teorema dell’impossibilità di Arrow (1951) per cui è impossibile definire una
regola di scelta collettiva che soddisfi tutte le seguenti proprietà:
1. Principio di Pareto;
2. Indipendenza da alternative irrilevanti;
3. Dominio non ristretto e non dittatoriale.
Emergono quindi chiaramente le forti
spinte lobbistiche che in molti casi stanno alla base di alcune scelte economiche,
anche ambientali, sia negli interventi in
politica estera che sul territorio, come sulla mobilità o più semplicemente sul cibo e sull’energia,
spinte che rientrano in una visione strategica.
Colossali interessi che possono
spingere attraverso campagne mediatiche verso falsi scopi, dissipando risorse e
tempo, provocando magari ulteriori danni.
Walter Lippman afferma
che la teoria democratica nell’allargare il diritto di voto diventa una
costruzione fondata sulla sabbia essendo i cittadini immaturi, l’unica possibilità
è un “ufficio di intelligenza ( …)
gestito solo da una classe specializzata” che nel perseguire gli interessi comuni eluda “in larga parte l’opinione pubblica” ( F. Petroni, Disincanto
americano,109, il “ Il bluff globale”, Limes 4/2023).
I cambiamenti avvengono a cicli
economici, sociali ed istituzionali, attualmente questi si sovrappongono,
facendo pensare ad un possibile fallimento della capacità di dissuasione e di
gestione di un progetto strategico da parte degli U.S.A., questo anche se la
strategia estera possiede una logica più stabile, determinata dai rapporti
internazionali, rispetto alla politica interna (G. Friedman, Gli Stati Uniti sono prossimi ad un collasso interno, 113
– 118, in “Il bluff globale”, Limes 4/2023).
Bibliografia
· Brosio G., Economia e finanza
pubblica, Carocci 1999.
lunedì 20 novembre 2023
Guerra tra Israele ed Hamas. L'assioma di von Moltke
venerdì 10 novembre 2023
L'Aviazione dell'Esercito in Libano dal 1985
La presenta di Italair in Libano risale al 1985. Una presenta importante e costante sotto l'egida dell'ONU. Il Dossier della Rivista Storia Militare traccia un esaustivo percorso della evoluzione della Aviazione dell'Esercito dalla sua nascita ai giorni di oggi. In questo contesto materiale ben documentato anche iconografico è all'interno di questa pubblicazione che si segnala
Emeroteca del CESVAM
lunedì 30 ottobre 2023
Kurdistan: Rojava; Lo "Stato " dei Curdu Siriani
di Antonio
Trogu
Il Kurdistan, da un punto di vista
geografico, è un altopiano vasto 450.000 km2, situato nella parte nord-est
della Mesopotamia e ricchissimo di materie prime, tra cui petrolio e risorse
idriche; per quanto concerne l’aspetto geopolitico, si tratta di una regione
altamente strategica e divisa tra Turchia, Siria, Iraq e Iran. Tali
caratteristiche hanno posto e pongono tutt’ora il Kurdistan e i curdi
stessi al centro di conflitti domestici ed internazionali.
Il popolo curdo e’ un gruppo etnico di
30-50 milioni di persone che risiedono nella tradizionale area del Kurdistan,
che in lingua curda letteralmente significa “il luogo dei curdi’, diviso tra
quattro stati-nazione.
I curdi sono un gruppo tribale nomade
iraniano proveniente dal grande ceppo delle popolazioni indo-europee.
Accomunati da una lingua comune, i curdi sono a maggioranza musulmana sunnita
nonostante convivano anche altre correnti religiose: come il sufismo[1].
Sul piano confessionale, prima
dell’occupazione araba, i curdi praticavano la religione zoroastriana, sebbene
fossero presenti anche comunità ebraiche e cristiane. Attualmente la
maggioranza dei curdi professa l’Islam sunnita, tuttavia nella parte sud-est
della regione è l’Islam sciita la religione praticata; a tale divisione si
aggiunge un 5% di fede cristiana caldea.
Il Kurdistan come Stato non esiste non
essendoci una unità politico-amministarativa ma rimane una comunità di
individui che condivide la stessa lingua, storia e cultura e che si ritiene
comunque Nazione, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità
politica. Infatti a partire dalla fine degli anni Novanta, con il recupero
del patrimonio culturale immateriale curdo, e cresciuta l’idea stessa dei curdi
come popolo indigeno, quale elemento di mobilitazione politica da parte di
partiti e associazioni.
Già prima dell’inizio della Grande Guerra
le grandi potenze europee, con Gran Bretagna e Francia, avevano posto la
loro attenzione sul territorio del grande Kurdistan, proprio per la
sua posizione strategica e le sue ricchezze petrolifere. Nel
1916, con il celebre accordo Sykes-Picot,[2] che i ministri degli
Esteri inglese e francese divisero il Medio Oriente in base ai loro rispettivi
interessi, l’accordo ridefiniva confini e controllo dei territori dopo la
caduta dell’Impero Ottomano, a Londra spettarono Mesopotamia, Palestina e
Giordania, mentre Parigi ottenne la Siria e il Libano. Il piano Sykes-Picot
lasciava i curdi senza una propria nazione, divisi in un territorio frammentato
tra Turchia, Siria, Iraq e Iran.
Al termine della Prima Guerra Mondiale i 14 punti di Wilson[3] e la promessa dell’autodeterminazione dei popoli
come principio fondamentale del nuovo ordine mondiale accesero le speranze indipendentiste curde. Vi fu poi
il trattato di Sèvres, l’accordo di pace firmato il 10 agosto del 1920 tra
Francia, Gran Bretagna, Italia, Grecia, Giappone e Impero Ottomano, nel quale
si parlava del diritto del popolo curdo all’indipendenza e
identificava come Stato nazionale dei curdi una regione all’interno del Kurdistan turco.
Quando nel
1923 Atarturk Mustafa Kemal[4] trionfò ottenendo per la Turchia l’indipendenza,
scacciando le potenze straniere e abolendo il Sultanato, firmò un nuovo
trattato di pace, il Trattato di Losanna, nel 1924.
La Pace di Losanna, il trattato
firmato tra Turchia e le potenze occidentali che concluse la guerra civile
turca ebbe lo scopo di disegnare un nuovo equilibrio tra i resti
dell’Impero Ottomano e l’Europa. Con questo trattato Ataturk riuscì a ottenere
la rimozione di qualsiasi riferimento al Kurdistan indipendente, delimitando i
confini della Turchia che ancora oggi conosciamo in cambio del riconoscimento
delle colonie occidentali nelle ex-province ottomane: Cipro e i giacimenti
petroliferi mesopotamici alla Gran Bretagna; Tripolitania, Cirenaica e
Dodecaneso all’Italia; Tunisia e Marocco alla Francia.
Il Trattato di Losanna infranse così le
speranze suscitate dal Trattato di Sèvres di un Kurdistan indipendente e
confermò la divisione della popolazione curda in quattro Paesi: Turchia, Siria,
Iraq e Iran e rappresentò ufficialmente la
pietra tombale sul progetto del Kurdistan indipendente. La maggior parte dei
territori curdi toccò alla Turchia, un’altra porzione alla Siria e le
regioni meridionali del Kurdistan al Regno dell’Iraq, creato da Londra con la
fusione dei due distretti ottomani di Bassora e Baghdad.
Divisa nei
quattro Stati di Turchia, Siria, Iraq e Iran, la popolazione curda conta ben
35.000 individui; essi rappresentano la quarta etnia del Medio Oriente, nonché
il popolo più numeroso al mondo a non avere un proprio Stato-nazione. Nel corso
della storia, i curdi sono stati oggetto di discriminazioni, persecuzioni ed
alleanze tradite, il che ne ha decretato la condizione attuale. Da
decenni i curdi inseguono il sogno di poter formare un unico Paese indipendente
e ciò ha creato contrasti, spesso violenti e sanguinosi, con i governi
delle nazioni che li "ospitano" e altre popolazioni con cui
condividono il territorio.
Sia in Iran che
nell'Iraq del dittatore Saddam Hussein, ad esempio, le popolazione curda
divenne il bersaglio di deportazioni, arresti, torture ed esecuzioni sommarie.
Anche in Turchia, dove i curdi sono più del 18% della popolazione, e in Siria questa etnia è stata a più riprese
colpita da provvedimenti duri e sanguinosi.
La rivoluzione del 1979 e l’ascesa al
potere dell’Ayatollah Khomeini sembrarono aprire nuove opportunità per il Partito Democratico del Kurdistan dell'Iran (KDPI)
e per il riconoscimento dei diritti delle minoranze in Iran. Infatti, il
partito curdo aveva giocato un ruolo considerevole nel rovesciamento del regime
dello scià. Ma per i curdi la rivoluzione sciita si rivelò essere amaramente un
nulla di fatto, tutto cambiò, perché nulla cambiasse davvero.
L’Ayatollah proclamò nell’agosto del 1979
la jihad contro i curdi. Seguirono esecuzioni sommarie e una
feroce oppressione. Il KDPI stima che siano state circa 30.000 – 35.000 le
vittime provocate dal conflitto con lo Stato iraniano.
Il KDPI, fondato dopo la Seconda Guerra
Mondiale, come parte dell’Associazione per la Resurrezione del Kurdistan, venne
liquidato dopo le repressioni del 1966-67me fu ripristinato dopo il 1973. Si
tratta del più grande e meglio organizzato dei gruppi di opposizione e cerca
l’autonomia per i curdi in Iran, operando soprattutto dalle sue basi in Iraq.
In Turchia Ocalan, che aveva iniziato la
sua attività politica negli anni sessanta, insieme ad un giovane giornalista Mazlum
Doğan e Mehmet Hayri Durmuş, uno studente di medicina curdo,
pubblica “La Rivoluzione in Kurdistan” che teorizzava la creazione di uno
Stato curdo che avrebbe dovuto riunire le quattro regioni del Kurdistan con
un apparato statale dotato di una struttura politica socialista. I tre
autori fanno inoltre riferimento alla lotta armata come strumento di
liberazione dalla Turchia definendo il Kurdistan una colonia da liberare.
Il 27
novembre 1978 fondano il Partito dei Lavoratori del
Kurdistan (PKK) attivo nel sud-est della Turchia e nella
zona del Kurdistan iracheno. Il PKK e’ considerato da diversi Stati come
un’organizzazione terroristica poiché pratica la lotta separatista armata
per tentare di fondare un Kurdistan indipendente. Il
1979 segna l’inizio della lotta armata del PKK contro il governo centrale turco
e in seguito crebbe in popolarità e nella ramificazione della propria struttura
politica e militare. La solida base marxista-leninista della sua dottrina
politica permise al PKK di partecipare alle azioni dei gruppi militanti di
estrema sinistra turchi.
Il PKK è attualmente considerata
un'organizzazione terroristica dalla Turchia, dagli Stati Uniti d'America e
dall'Unione europea.
In questi anni la linea ideologica del PKK
si è distaccata dal socialismo a tendenza marxista-leninista, prediligendo il
confederalismo democratico, tanto che dalla bandiera dell’organizzazione è
stato tolto il simbolo della falce ed il martello. Il PKK ha rivisto la propria
posizione, visto il mutamento storico e hanno rinunciato a battersi per
l’indipendenza del Kurdistan, portando avanti però la battaglia per il
riconoscimento di un’autonomia su tutto il territorio curdo.
Dal 1923 al 1990, la Turchia ha attuato
una politica ben definita nei riguardi dei curdi presenti sul territorio
nazionale, la quale si è incentrata su tre pilastri, ossia assimilazione,
repressione e contenimento con lo scopo di porre fine alla questione curda,
arrivando persino a negare l’esistenza dei curdi in quanto gruppo etnico.
In Turchia e zone limitrofe l'oppressione
nei confronti dei curdi si fece ancora più pesante in seguito al fallimento del
colpo di stato che cercò di deporre l'attuale presidente turco Recep
Tayyip Erdoğan. Ripreso in mano il
controllo infatti, Erdoğan - che da sempre è stato ostile al nazionalismo curdo
- chiuse giornali e attività curde in tutto il Paese, arrestando migliaia di
persone.
Durante la guerra siriana dove
allo scontro tra ribelli ed esercito del presidente Bashar al
Assad si è aggiunta anche la minaccia dell'ISIS,
i curdi siriani sono stati i più agguerriti oppositori dell'ISIS e le
violente battaglie, costate molto care in termini di morti e feriti, hanno portato i terroristi islamici
a dover arretrare di parecchi chilometri.
Nel 2003, nella parte
settentrionale del paese, da alcuni membri del PKK è stato fondato il PYD e le
milizie dell’YPG, braccio armato del PYD.
L’attivismo politico e militare del PYD è
emerso sulla scena internazionale a partire dalle primavere arabe del 2011, in
quanto il governo di Damasco non aveva le risorse necessarie per combattere
contemporaneamente i ribelli e i curdi, i quali, sfruttando l’assenza e
l’incapacità delle forze governative, hanno iniziato dal 2012 ad occupare
l’area settentrionale delle Siria, in cui ancora oggi è presente la minoranza
curda.
Il ruolo del PYD è divenuto significativo
nel 2014, con le milizie dell’YPG che sono state le prime a respingere
l’avanzata dell’ISIS, il che ha significato per il PYD l’appoggio statunitense
e la solidarietà da parte dell’intera comunità internazionale. Vi e’poi stata
la battaglia di Kobane che ha rappresentato un punto essenziale per la
questione curda in Siria, infatti la liberazione di Kobane nel febbraio del
2015 e la resistenza curda hanno designato il PYD come uno degli attori più
importanti nella lotta all’ISIS.
A seguito dell’invasione siriana da parte
dei miliziani dello Stato Islamico e la conseguente resistenza delle forze
curde di Unità di Protezione Popolare (YPG) e dell’Unità di Protezione delle
donne (YPJ) nella Siria del Nord, i media occidentali hanno dato grosso risalto
alle combattenti curde, in prima linea nella lotta al fondamentalismo islamico
del Daesh.
La porzione di territorio siriano liberata,
la Rovaja, è stata rivendicata dai leader curdi e nel gennaio 2014, i
partiti curdi – incluso il Partito democratico dell’Unione dominante (PYD), hanno dichiarato la creazione di
“amministrazioni autonome” nei tre “cantoni” di Afrin, Kobane e Jazira. Nel
marzo 2016 è stata annunciata l’istituzione di un “sistema federale”,
conosciuto come Rojava, che includeva principalmente aree arabe e turkmene
catturate dall’Isis. La dichiarazione è stata respinta dal governo siriano,
dall’opposizione siriana, dalla Turchia e dagli Stati Uniti.
Il Rojava è
uno stato, autoproclamatosi indipendente, che comprende i territori del Nord
Est della Siria. In lingua curda, la parola Rojava identifica il luogo dove
tramonta il sole: l’Ovest. Non essendo ufficialmente riconosciuto da nessuna
nazione, a parte il Kurdistan iracheno, nei documenti ufficiali ci si riferisce
a quest’area geografica come: Siria del Nord Est o Kurdistan dell’Ovest.
Al momento l’Amministrazione autonoma
della Siria del nord e dell’est è sotto intenso e crescente attacco
dell’artiglieria e dei droni turchi, con aerei da guerra che sorvolano
costantemente l’area. Dalla rielezione del presidente della
Repubblica di Turchia Erdogan, e la conferma del governo Akp-Mhp, si
assiste a un’escalation negli attacchi contro il Rojava, ma anche sulle
montagne del Kurdistan iracheno, contro la guerriglia del movimento di
liberazione curdo.
Nonostante
il brutale conflitto in corso, il Rojava curdo-siriano sta consapevolmente
sperimentando forme di democrazia diretta in grado di proporre a un Medio
Oriente martoriato un modello di società antagonista sia ai regimi dittatoriali
alla Assad sia ai regimi teocratici alla ISIS.
Rifacendosi
al confederalismo democratico elaborato dal leader curdo Abdullah Òcalan[5],
detenuto in un carcere turco dal 1999, la popolazione del Rojava ha iniziato ad
autogovernarsi attraverso una rete di assemblee e consigli in cui vengono
decisi aspetti cruciali della vita sociale come l'autodifesa militare e
l'amministrazione della giustizia. Questa visione non-statale
dell'organizzazione sociale, fortemente influenzata dal municipalismo
libertario di Murray Bookchin,[6] che teorizzava l’elaborazione di forme d’organizzazione che
permettano a una società ecologica razionale di funzionare con forme dirette di
decisione e governo, si rivela rivoluzionaria anche per il contributo
fondamentale delle donne, che partendo dalla critica della disparità uomo/donna
sono arrivate a identificare nello Stato il principio organizzatore da
abbattere. Si viene così a delineare una democrazia senza Stato del tutto
sperimentale.
Il progetto di democrazia confederalista ,
è nato a partire dalle rivolte contro il regime di Assad nel 2011. Sono stati i Curdi siriani ad animare questo
processo, condividendo con tutte le altre etnie che abitano il territorio la
necessità di autodeterminarsi e di unirsi in risposta all’oppressione prima, e
all’abbandono dopo, del regime di Assad. Si tratta di un processo di
attivazione democratica dal basso dove il potere politico, economico e
giudiziario sono decentralizzati, dove ogni carica istituzionale, dal livello
locale a quello provinciale, è presieduta sia da un uomo che da una donna.
Il Rojava, dopo essersi reso autonomo
durante la guerra civile siriana, ha approvato un Patto
costituzionale che comporta una scelta confederale all’interno della
Siria, libere elezioni, libertà di stampa e di associazione politica, laicità
delle istituzioni, uguaglianza per tutti i cittadini siano essi musulmani,
cristiani, yazidi o di altre minoranze. Soprattutto ha affermato l’assoluta
uguaglianza tra uomo e donna, superando le pratiche discriminatorie connaturate
alla cultura del medio oriente. Per
molti anni le donne all’interno del movimento di liberazione curdo hanno
lottato per stabilire la parità di genere come principio fondamentale
dell’ideologia del movimento.
In Rojava, attraverso
l’Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est (non riconosciuta
ufficialmente né dal governo siriano né da quello turco), i curdi hanno dato
vita ad un nuovo sistema di organizzazione della società che fonda le sue
radici sui principi del femminismo, dell’ecologia sociale e del municipalismo
libertario, che trascende lo stato e prende il nome di Confederalismo
Democratico.
Le donne curde turche del PKK sono state
le principali pioniere nella trasformazione del ruolo della donna nella sfera
sociale, politica e militare della società curda; ma tale trasformazione non si
verificò solo all’interno del confine curdo turco. Al contrario, i risultati
più notevoli in merito all’emancipazione femminile si ottennero in Rojava.
L’istituzione dello YPJ, esercito formato
di sole donne, ha contribuito anche in questo campo alla loro emancipazione, in
istituzioni come quelle militari fortemente patriarcali. L’accesso nelle unità
di protezione su base volontaria ha portato molte donne ad arruolarsi nello
YPJ, così come accaduto con il PKK, per liberarsi dai legami patriarcali ed
ottenere il controllo della propria vita. La scelta di una forza militare
separata e coordinata da sole donne, infatti, si rese necessaria in quanto la
presenza di uomini nella stessa organizzazione, in una società dove il
patriarcato non è stato sradicato, avrebbe potuto ostacolare il pieno
potenziale delle donne. Lo YPJ quindi può essere vista come un’organizzazione a
360 gradi che, oltre ad occuparsi della difesa territoriale interna ed esterna,
combatte direttamente per i diritti delle donne.
E’ interessante quanto dichiarato dalla
comandante curda Nesrîn Abdalla:
«Fino ad ora, gli eserciti erano
creati esclusivamente da uomini con un approccio patriarcale, infatti avevano
solo due compiti: difendere e vincere. Ma noi siamo un esercito di donne… lo
facciamo non solo per proteggerci, ma anche per cambiare il modo di pensare
nell’esercito, non solo per guadagnare potere, ma per cambiare la società, per
svilupparla».
Pur essendo i curdi un popolo fortemente eterogeneo,
incentrano la loro identità tutta sul fattore etnico. L’aspetto peculiare della popolazione curda
concerne una storia caratterizzata da repressioni, discriminazioni e continue
lotte, le quali non hanno tuttavia portato alla nascita del Kurdistan, ossia la
tanto attesa e desiderata patria dei curdi.
Quella del popolo curdo è una lotta su più
fronti per l’autodeterminazione, l’autonomia e il riconoscimento della propria
identità e dei diritti civili e politici, tuttora negati all’interno dei
quattro Stati in cui è costretto a vivere.
[1]
Il sufismo nell’islam e’ una dottrina
e disciplina di perfezionamento spirituale. Si presenta come un
insieme di metodi e dottrine che tendono all’approfondimento interiore dei dati
religiosi, per preservare la comunità dal rischio di un irrigidimento
della fede e di un letteralismo arido e legalistico.
[2]
Intesa segreta fra
l’Inghilterra, rappresentata da M. Sykes (1879-1918), e la Francia,
rappresentata da F. Georges-Picot (1870-1951), con l’assenso della Russia
zarista, per decidere le rispettive sfere d’influenza e di controllo in Medio
Oriente, dopo il crollo ritenuto imminente dell’impero ottomano
[3]
Nome dato ad
un discorso pronunciato dal presidente Woodrow Wilson l'8 gennaio 1918 davanti
al Congresso riunito in sessione congiunta e contenente i propositi di Wilson
stesso in merito all'ordine mondiale seguente la prima guerra mondiale
[4] Generale
e statista turco dopo la fine della prima guerra mondiale
organizzò la lotta per l'indipendenza e l'unità nazionale della Turchia.
Respinta l'invasione greca (1920-22), diede il via a una serie di
rivoluzionarie riforme costituzionali, quali l'abolizione del sultanato
ottomano, del califfato e del diritto canonico islamico, la proclamazione della
repubblica, la laicizzazione dello Stato.
[5]
leader e fondatore del Partito
dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). Dal 1999 è stato arrestato e condannato a
morte dallo stato turco con una pena commutata in ergastolo, ed è tenuto in
totale isolamento sull’isola di İmralı, dove per quasi undici anni è stato
l’unico prigioniero.
[6]
Murray
Bookchin, nato a New York il 14 gennaio 1921, viene considerato uno dei
pensatori anarchici contemporanei più originali e innovativi, in grado di
ispirare profondamente pensatori come Abdullah Öcalan, uno dei fondatori del
partito dei lavoratori Curdi (PKK).
giovedì 19 ottobre 2023
Alessia Biasiolo Sulle Tracce del sacro Graal
Sono trascorsi novant’anni dalla
pubblicazione de “Crociata contro il Graal” scritto nel 1933 da Otto Rahn, uno
storico specializzato in storia medievale e poi ufficiale delle SS nella
Germania degli anni Trenta. Ancora una volta tornava alla ribalta il mito del
Graal, nato da leggende medievali e reso celebre da noti testi. Anche lo
storico Rahn aveva approfondito i trovatori provenzali, perdendosi in
Occitania, tra Catari e fortezze, fino a quando deciderà di esplorare Parigi,
giungendo alla fortezza di Montségur e in caverne nella zona dei Pirenei per
studiarne i graffiti, individuandone alcuni rappresentanti calici che potevano
rimandare al famoso Graal perduto, da quando era stato nascosto per impedirne
l’uso o la distruzione.
Nel Vangelo di Matteo si legge di Gesù
che, durante l’ultima cena prima di essere arrestato e poi condannato a morte
per crocifissione, prende una coppa di vino e recita preghiere, come riporta
anche l’apostolo Luca, mentre Giovanni non ne accenna affatto. Il calice torna
ad essere citato invece da Paolo di Tarso, in una lettera ai Corinzi, ma ancora
nei primi decenni del cristianesimo non si sa nulla del bicchiere o della coppa
che Gesù avrebbe usato durante la sua ultima cena con gli apostoli. Del resto
non sono noti altri oggetti o reliquie che possano essere messi in relazione
con la sua vita e di cui sappiamo soltanto attraverso le sacre scritture. La
distruzione di Gerusalemme del 70 ad opera delle legioni di Tito, aveva anche
fatto perdere le tracce dei luoghi santi nei quali aveva vissuto i suoi ultimi
giorni e non aveva aiutato nemmeno la distruzione del 135 per stroncare la
rivolta ebraica: soltanto il Muro del Pianto, del tempio costruito da Erode,
restava nella sua collocazione originale, a ricordare la storia passata. Sarà
con il riconoscimento del cristianesimo come religione dell’impero romano che
alcuni personaggi cominceranno ad interessarsi degli avvenimenti della vita di
Cristo e cercheranno di trovarvi riferimenti in Terra Santa, soprattutto grazie
alla mamma dell’imperatore Costantino, Elena, divenuta poi santa. Sarà lei,
infatti, ad ordinare degli scavi affinché si portassero alla luce i luoghi
della passione di Gesù. Verranno allora trovati i chiodi e la croce, la corona
di spine, la lancia con la quale gli era stato ferito il costato quando era
agonizzante in croce, la spugna con la quale gli si era dato qualcosa da bere e
poi il Santo Sepolcro, luogo sul quale venne fatta edificare una basilica.
Eusebio di Cesarea scrisse quindi la “Storia ecclesiastica”, sempre per volere
di Elena che così metteva le basi per la storia del cristianesimo. Il calice
venne visto da alcuni pellegrini in una nicchia della basilica del Santo
Sepolcro nel IV secolo, ma poi se ne persero le tracce, che forse nessuno
cercava. Infatti, trascorsero circa ottocento anni prima che il calice della
passione tornasse a fare parlare di sé grazie ad una serie di leggende che
identificarono il calice usato da Cristo con il Santo Graal degli antichi miti
celtici. Verso il 1135, Goffredo di Monmouth scrisse la “Storia dei re di
Britannia” in cui ricostruì la storia di Artù, già apparso nella “Storia dei
bretoni” di Nennio nel IX secolo. Nel 1155, Robert Wace al servizio di Eleonora
d’Aquitania, regina di Francia e poi regina d’Inghilterra, scrisse “Roman de
Brut”, basato sul testo di Monmouth: appare di nuovo il re Artù che conquista
il trono grazie alla spada Excalibur e che fonderà i Cavalieri della Tavola
Rotonda. La vivacità della corte d’Aquitania fece sì che numerosi scrittori e
trovatori potessero attingere a quelle storie, vivacizzandole a loro volta e
portandole in giro per il mondo. Tra questi, Chrétien de Troyes scrisse
numerosi romanzi tra i quali “Perceval, o il racconto del Graal”, così come
Maria di Francia produsse molti lais su Artù e il santo Graal. Il ciclo
arturiano divenne così famoso che nel 1191 venne scoperta la tomba di Artù
nell’abbazia inglese di Glastonbury. Sarà il poeta Robert de Boron a fare
diventare quella di Artù una leggenda cristiana nella quale compariva Giuseppe
d’Arimatea che, oltre ad essere il proprietario della tomba dove venne deposto
il corpo di Gesù una volta tolto dalla croce, aveva anche portato il calice
dell’ultima cena in Inghilterra: siamo verso il 1200 e il calice già era identificato
con il Graal. Nel calice Giuseppe stesso aveva raccolto alcune gocce di sangue
di Cristo. Verso il 1210 Wolfram von Eschenbach, probabilmente un cavaliere
templare, scrisse “Parzival”, romanzo che raccontava le gesta di un cavaliere
della Tavola Rotonda poi incoronato come sovrano nel castello del Graal. Ecco
che nel 1220 tutti i tasselli della storia del re di Britannia Artù erano
completi. Esisteva l’isola di Avalon, il re e i suoi cavalieri risiedevano a
Camelot, la spada Excalibur, la Tavola Rotonda attorno alla quale si riuniscono
dodici cavalieri e il re Artù, a ricordo dell’Ultima Cena. Poi c’è il Santo
Graal, la moglie di Artù Ginevra, Lancillotto e Perceval. Tutti i luoghi, i
fatti e i personaggi del ciclo arturiano sono inventati, ma rimandano a
personaggi reali come Giuseppe d’Arimatea, Artù, Alfonso I d’Aragona che pare
abbia ispirato il Re Pescatore, nel trascorrere dei secoli. Nei decenni
seguenti i cavalieri ebbero l’importante compito di ritrovare il Graal in una
sorta di pellegrinaggio alla ricerca di se stessi, del proprio ruolo nel mondo
e della propria fede. Allora diventa una missione collettiva ricercare il
calice perduto, resistendo alle lusinghe materiali e carnali che diventano una
prova selettiva che designerà il migliore come vincitore: egli sarà degno di
avere il Graal perché, come Gesù, aveva resistito alle tentazioni del demonio.
I posti alla Tavola Rotonda sono tredici e il mago Merlino aveva lasciato il
tredicesimo posto proprio a colui che avrebbe trovato il calice sacro: sarebbe
stato l’incarnazione di tutte le virtù cristiane perché, se si sedeva a quel
posto chi non ne era degno, sarebbe stato colpito dalle peggiori sciagure. Quel
cavaliere doveva essere forte come Lancillotto, coraggioso come Artù, ma doveva
anche essere puro di cuore. Uno di questi sarà Perceval che raggiungerà il
castello del Graal del Re Pescatore, ma non sarà abbastanza puro di cuore per
afferrare il calice. Arriverà poi Gawain, nipote di Artù, e Lancillotto che
sembrava la persona adatta per ricevere il calice, ma la passione amorosa
l’aveva tradito, così come lui aveva tradito il suo re. Sarà suo figlio
Galahad, nato dall’inganno di Elaine che fingerà di essere Ginevra, a prendere
il posto del Re Pescatore, ad avere il Graal e a dimostrarsene degno perché era
stato capace, come Gesù, di resistere a qualsiasi tentazione. Lui era il
cavaliere perfetto, libero dal peccato, l’eletto, come aveva predetto Merlino.
Alla vicenda secolare del Graal si era
appassionato anche Heinrich Himmler, non soltanto interessato all’occulto come
Hitler, ma collezionista di oggetti preziosi e particolari. Per quel motivo
metterà Otto Rahn in un ufficio di ricerca dell’Ahnenerbe e poi lo fece entrare
nelle SS con le quali parteciperà alla ricerca in Islanda delle caverne
testimoni del culto di Odino e di Thor. Nel 1937 Rahn dà alle stampe “La Corte
di Lucifero” commissionatogli da Himmler e forse scritto controvoglia, con
contenuti forse rimaneggiati dai censori nazisti e non è certo se con
l’autorizzazione dell’autore stesso. Il libro metteva insieme anni di ricerche,
mentre nuvole nere si addensavano sullo stesso Rahn per via della sua
omosessualità e, forse, per origini ebraiche, caratterizzato dalla scarsa
disciplina militare e dedito all’abuso di alcol che lo faranno internare a
Dachau e poi a Buchenwald. Nel 1938 Otto si dimise dalle SS e infine il suo
cadavere verrà rinvenuto nell’aprile del 1939, forse morto per ipotermia o
forse per abuso di sonniferi, anche se intorno alla sua morte si chiacchierò
molto.
In ogni caso non si spegneva l’interesse
mistico già della Thule-Geselleschaft, una società fondata nel 1910 e che già
basava le proprie teorie sull’antisemitismo, la purezza della razza ariana, la
ricerca della realizzazione dei miti germanici che avrebbero portato la
Germania al ruolo dominante che gli adepti della società pensavano le spettasse
per la sua superiorità razziale. Sarà del 1913, poi, la nascita della teoria
del Ghiaccio Cosmico, secondo la quale cataclismi e cambiamenti della forza di
gravità del pianeta Terra avrebbero portato alla nascita di giganti e
all’inabissamento di tre continenti, quali Atlantide, Lemuria e Mu. I
discendenti dei cittadini di Atlantide scampati al cataclisma sarebbero gli
iperborei di Thule (mitica isola forse tra le Orcadi rimasta salva e descritta
nel 325 a.C. da Pitea di Marsiglia) da cui deriverebbero i popoli germanici, e
alcune vette di Atlantide rimaste visibili sarebbero le Canarie, le Azzorre,
l’isola di Sant’Elena, oltre all’altopiano della Groenlandia, Islanda e Terranova.
Nel 1933 James Hilton darà alle stampe “Orizzonte perduto” in cui ci sono
ancora vari riferimenti a questa storia. I concetti della Thule-Gesellschaft
erano condivisi con la Società Teosofica tedesca, oltre che da altri circoli
britannici, e molti miti fondanti delle società entreranno a far parte del
programma politico di Hitler. L’isola di Thule verrà assunta come patria mitica
degli ariani che spiegheranno così l’origine della loro razza, pescando tra i
miti classici tramandati tra epica e leggenda, insistendo sulla caratteristica
della superiorità razziale. Vennero pertanto travisati molti scritti
greco-romani e gli stessi dialoghi platonici, così come il mito della Thule
stesso, cercando di dimostrare che i popoli latini fossero appartenenti alla
superiore razza germanica il cui primo insediamento era stato in Val Camonica,
in Italia. Le speculazioni si allargano anche al manoscritto in frisone antico
che racconta l’epopea dei Frisoni dal 2194 a.C. fino all’803 d.C., indugiando
soprattutto sul passato mitologico e religioso delle tribù germaniche. Il testo
venne tradotto in tedesco nel 1933 e venne sposato sempre da Himmler, cultore
della Thule come origine della popolazione di semidei e superuomini che,
equiparati ai giganti, con la pelle chiara, gli occhi azzurri e i capelli
biondi, costituivano il più alto esempio di razza e di razza ariana. Su questo
si basava il mito della grande Germania, che soltanto fondando il proprio credo
di costruzione di una società giusta e saggia, unica e dominatrice su storie
lontane, poteva dimostrare di essere erede e guida di una rivoluzione che era
scritta nella notte dei tempi. Molti gerarchi nazisti tra i quali Rudolf Hess e
Himmler stesso, erano affiliati delle società mistiche, la Thule compresa, e si
spesero per la ricerca dell’eredità ancestrale. Hitler sarà l’uomo deputato a
riportare in auge gli antichi miti, coadiuvato dai suoi collaboratori. Ecco
allora che la sede iniziatica delle SS venne posta da Himmler nel castello di
Wewelsburg, in Vestfalia, dove i giovani scelti mantenevano rituali propri dei
Cavalieri della Tavola Rotonda e poi dei Cavalieri teutonici ai quali si
riferivano, adattando storie a proprio vantaggio. Basilare sarà anche la
divinità germanica precristiana Wotan, Odino, al quale sembra che Hitler stesso
fosse votato, soprattutto dopo un risveglio religioso probabilmente avuto dopo
una battaglia della prima guerra mondiale, alla quale aveva partecipato, e per
aver seguito il consiglio mistico di lasciare l’ospedale dov’era ricoverato poco
prima che venisse colpito da una granata, giustificando in questo modo la sua
missione come scritta nei tempi. Tutto il misticismo verrà affidato alle SS dal
1933, anno che già era stato predetto come momento di grandezza per il partito
nazista: sarà infatti l’anno in cui Hitler si insedierà come cancelliere della
Germania. Saranno molti i simboli e i gesti che i nazisti utilizzeranno
mediandoli dai miti antichi, compreso l’uso della croce uncinata, simbolo del
dio nascente presente nelle prime comunità cristiane, ma anche simbolo
originario della società Thule-Gesellscehaft. Per ricercare l’insegnamento
dell’eredità ancestrale, venne fondata nel 1935 da Heinrich Himmler con Wirth e
Darré, la Ahnenerbe che non solo condusse ricerche e studi come quelli relativi
al sacro Graal, ma si occupò di creare una storia basata sulla superiorità
della razza tedesca. Hitler volle la Heilige Lanze che la tradizione vuole
fosse quella adoperata dal centurione Longino per trafiggere il costato di
Cristo sulla croce, così come appoggiò la ricerca del Sacro Graal. Nel 1944 le
SS misero a ferro e fuoco un paese francese colpevole, a loro dire, di avere
occultato la sacra reliquia che doveva essere recuperata per il Terzo Reich.
Alessia
Biasiolo
martedì 10 ottobre 2023
Contributo dell'Italia alla pace, alla stabilità ed alla sicurezza Le Missioni di pace concluse
da: sito www.esercito.difesa.it
Operazioni internazionali concluse
- Afghanistan - ENDURING FREEDOM - NIBBIO
- Afghanistan - EUPOL (conclusa il 31 dicembre 2016)
- Afghanistan - ISAF (conclusa il 31 dicembre 2014)
- Afghanistan - ISAF - SPARVIERO
- Afghanistan - Operazione Aquila Omnia
- Afghanistan - Resolute Support
- Africa Occidentale - UNOWA
- Albania - ALBANIA 2 - 28° GRUPPO NAVALE (conclusa il 25 febbraio 2009)
- Albania - ALBIT
- Albania - DIE
- Albania - NATO HQ TIRANA (conclusa ad aprile 2009)
- Antartide - PNRA (conclusa a febbraio 2023)
- Balcani - EUMM (conclusa il 18 ottobre 2006)
- Bosnia Erzegovina - JOINT FORGE (SFOR) (conclusa il 2 dicembre 2004)
- Bosnia Erzegovina - UNMIBH (IPTF)
- Bosnia Erzegovina - EUPM (conclusa il 30 giugno 2012)
- Bulgaria – Operazione NATO Enhanced Air Policing
- Congo - EUSEC RD CONGO
- Ciad - EUFOR CIAD RCA (conclusa il 15 marzo 2009)
- Congo - EUFOR RD CONGO (conclusa il 15 dicembre 2006)
- Congo - EUPOL RD CONGO (conclusa il 30 giugno 2007)
- Congo - EUPOL KINSHASA (conclusa il 30 giugno 2007)
- Congo - MONUC
- Corno d'Africa - MARE SICURO (conclusa il 25 novembre 2005)
- Darfur- UNAMID
- E.A.U. - Forward Logistic Air Base Al Minhad
- Estonia - eAP Operazione "Baltic Eagle" (conclusa il 1 dicembre 2021)
- Etiopia - Eritrea - UNMEE (conclusa dicembre 2005)
- European Union Advisory Mission (EUAM) IRAQ
- Frontiera Baltica (conclusa il 28 agosto 2015)
- Fyrom - ALLIED HARMONY (conclusa il 26 settembre 2001)
- Fyrom - CONCORDIA (conclusa il 15 dicembre 2003)
- Fyrom - EUPAT (conclusa il 14 giugno 2006)
- Fyrom - NATO Liaison Office Skopje
- Georgia - EUMM (conclusa il 31 marzo 2015)
- Haiti - Operazione Caravella
- Haiti - Operazione White Crane (conclusa il 14 aprile 2010)
- Hebron - TIPH (conclusa il 31 marzo 2019)
- Iraq - ANTICA BABILONIA (conclusa il 1 dicembre 2006)
- Iraq-Kuwait - UNIKOM (conclusa il 6 ottobre 2003)
- Iraq - NTM-I (conclusa il 17 dicembre 2011)
- Islanda - Interim Air Policing – Operazione "Northern Lightning II" (conclusa il 29 luglio 2020)
- Islanda – Operazione Interim Air Policing NATO "Northern Stork". (conclusa il 4 ottobre 2018)
- Islanda - Cieli Ghiacciati (conclusa l'8 luglio 2013)
- Islanda – Operazione Interim Air Policing NATO "Northern Ice" (conclusa il 22 aprile 2017)
- Islanda - Air Policing Northern Lightning (conclusa il 24 ottobre 2019)
- Islanda - Operazione Air Policing Northern Lightning III (conclusa il 4 luglio 2022)
- Kosovo - UNMIK (conclusa il 29 gennaio 2009)
- Libia - Operazione Ippocrate (conclusa gennaio 2018)
- Libia - MIL (conclusa il 2 aprile 2014)
- Libia - Operazioni a supporto del Paese (conclusa il 20 marzo 2012)
- Libia - Unified Protector (conclusa il 31 ottobre 2014)
- Mali - EUTM
- Mali – Task Force Takuba
- Mare Arabico - ENDURING FREEDOM (conclusa il 3 dicembre 2006)
- Mar Mediterraneo - EUNAVFOR Med - Op. SOPHIA (conclusa il 31 marzo 2020)
- Mediterraneo Centrale - Joint Operation Themis
- Middle East - UNTSO (United Nations Truce Supervision Organization (conclusa il 26 marzo 2015)
- Mozambico EMOCHM (conclusa il 15 marzo 2015)
- Niger - EUCAP SAHEL NIGER (conclusa il 24 febbraio 2015)
- Palestina/Egitto - EU BAM Rafah (EU Border Assistance Mission on the Gaza - Egypt Border - Crossing - Rafah) (conlcusa il 9 giugno 2007)
- Polonia – Air Policing
- Programma Nazionale di Ricerca in Antartide - P.N.R.A. (conclusa l'8 marzo 2022)
- Qatar - Operazione Orice
- Repubblica Centrafricana - EUFOR RCA (conclusa il 4 marzo 2015)
- Repubblica Centrafricana - EUTM RCA
- Romania - TFA R Gladiator (conclusa agosto 2023)
- Romania - Operazione eAP Area South (conclusa il 1 luglio 2022)
- Romania – Operazione "NATO Enhanced Air Policing" “Black Shield” (conclusa il 17 agosto 2019)
- Siria - UNSMIS (United Nations Supervision Mission in Syria)
- Sudan - PROCESSO DI PACE IN SUDAN
- Sudan - UNMIS
- Somalia - AMISOM
- Sudan - AMIS II
- Sudan - UNMIS - Operazione Nilo (conclusa il 12 dicembre 2005)
- Turchia - Operazione "Active Fence" (conclusa il 15 novembre 2019)