mercoledì 30 marzo 2022

La crisi tra Israele e le fazioni armate di Gaza

 Nei primi giorni di maggio si sono registrati gravi scontri nel quartiere di Gerusalemme Est Sheikh Jarrah, in relazione allo sfratto di famiglie palestinesi da abitazioni acquistate da privati israeliani. In concomitanza con la fine del Ramadan e con le restrizioni imposte dalle Autorità di sicurezza ebraiche ai fedeli di Gerusalemme Est e a quelli provenienti dalla Cisgiordania, le violenze si sono estese, in un rapido effetto domino, a tutto lo scacchiere palestinese, interessando le aree intorno alla Spianata delle Moschee e determinando il conflitto aperto tra Israele e i gruppi armati di stanza a Gaza. 

Negli undici giorni di scontri, Hamas ha dimostrato elevate capacità militari con il lancio di più di 4000 razzi verso i centri abitati israeliani e l’uso di tattiche innovative (lanci multipli, simultanei e con diversi archi balistici). Le fazioni gazawi hanno fatto uso di razzi con gittate diverse, taluni prodotti in loco in sostanziale autonomia; altri, assemblati con materiale più sofisticato e, in parte, importato; altri ancora equipaggiati interamente con componenti estere. 

Quanto a Israele, l’operazione Guardians of the Wall ha visto l’avvio di vasti bombardamenti aerei sulla Striscia di Gaza, intesi a colpire molteplici obiettivi (arsenali, tunnel, sedi istituzionali), compresi elementi di spicco di quell’organizzazione. La tregua, raggiunta il 21 maggio, ha lasciato aperti e irrisolti la definizione dei rapporti tra Israele e Hamas ma, anche, l’andamento delle complesse relazioni intra-palestinesi.


Fonte:Relazione Annuale Sulla Politica dell'Informazione  per la Sicurezza.2021  Febbraio 2022 

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