lunedì 11 gennaio 2016

La diatriba tra Russia e Turchia continua


Alessio Pecce* 

(alessio-p89@libero.it)

Come è ormai noto a tutti, stampa e pubblica opinione, tra Russia e Turchia non scorre del buon sangue, soprattutto dopo l'abbattimento del caccia russo colpito dalle forze militari turche il 24 novembre. Tuttavia il presidente Putin è rimasto abbastanza “morbido” riguardo eventuali ritorsioni economiche nei confronti della Turchia, poiché ogni decisione economica, nella fattispecie scambi ed investimenti, si può ritorcere nei confronti di chi ha adottato tale provvedimento. In ogni caso, uno degli obiettivi del Cremlino rimane quello di riacquistare affidabilità nei confronti della Comunità Internazionale, dopo le sanzioni relative alla questione ucraina, indi per cui ad oggi non ci voleva la diatriba politica-economica tra Russia e Turchia.
È bene sottolineare come la Russia non abbia ancora sanzionato la Turchia sul fronte energetico, e probabilmente non lo farà, così come il progetto riguardo la costruzione della prima centrale nucleare turca. Rispettivamente le esportazioni russe relative all'anno 2014 sono pari a 25 miliardi di dollari, mentre quelle turche sono di 5 miliardi di dollari. D'altronde i russi hanno posto un freno ai prodotti agroalimentari turchi, attraverso il bando all'importazione firmato da Putin il 28 novembre. Nella fattispecie ci sarà un maggior controllo doganale sulle merci provenienti dalla Turchia e a partire dal 1 gennaio 2016 ci sarà il blocco delle assunzioni in riferimento ai cittadini turchi. Inoltre sul fronte turismo, altro snodo economico di rilievo, i russi, attraverso pressioni alle agenzie di viaggio, eviteranno di vendere pacchetti  vacanze per le località turche e il tutto andrà a colpire l'economia proveniente dai turisti: nel solo 2014 i cittadini russi che si sono recati in Turchia sono stati 4,4 milioni, portando nelle loro casse circa 2,7 miliardi. Secondo l'agenzia francese di assicurazione crediti all'export (COFACE), i provvedimenti russi nei confronti della Turchia, relativi a turismo ed esportazioni, si aggirano tra i 5 e i 10 miliardi di dollari e di conseguenza il Cremlino, per rimpiazzare le importazioni messe al bando, adotterà una strategia per la produzione interna, così come la Turchia che cercherà alcune fonti altrove: tutto ciò andrà a gravare sulle esportazioni turche in Russia, già in ribasso da tempo. Nonostante tutto, la Russia ha posto fuori dai suoi provvedimenti il settore energetico, come accennato precedentemente, semplicemente per un motivo: le sanzioni si capovolgerebbero a Mosca, visto e considerato che la Turchia si sta adoperando altrove per cercare fornitori di risorse energetiche, nella fattispecie il gas, in paesi come l'Azerbaijan e il Qatar. Infatti il trasferimento di gas russo in terre turche, corrisponde ad un ammontare pari a 10 miliardi di dollari: la Turchia rappresenta il secondo paese per fornitura di gas, subito dietro la Germania. Senza dimenticare il rischio di una sospensione del progetto “Turkish Stream”, costituito dal trasporto di gas russo verso la Turchia per mezzo del Mar Nero, nel quale Gazprom ha già investito circa 13 miliardi di dollari: cifre tutt'altro che irrisorie.


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