sabato 7 febbraio 2015

LA GOGRAFIA DEL SUD DEL CAUCASO

di Federico Salvati
(federicoslv@gmail.com

Sebbene oggi la geografia sia diventata un elemento poco popolare nelle scienze internazionalistiche questa ancora mantiene un potere analitico potentissimo. Essa ci permette di comprendere la natura profonda degli avvenimenti in qualità di dimensione spaziale in cui essi si svolgono.
Il sud del Caucaso è una regione prevalentemente a carattere montuoso. Le due catene principali ( cioè il grande e il piccolo Caucaso) partono congiunte nei monti Likhi a est vicino il mar nero per poi tuffarsi separatamente nel mar Caspio. Nella parte centro orientale della regione, vicino alle coste caspiche, il divergere delle catene forma una depressione che è soggetta a fenomeni di desertificazione.
Brezinsky definiva il Sud del Caucaso una convergenza competitiva. L'area è sottoposta ad una triplice pressione che proviene dall'Iran, dalla Turchia e dalla Russia. Le spinte contrapposte di questi tre attori hanno influenzato nei secoli passati la vita politica del sud del Caucaso e ancora oggi risultano determinanti per capire questo scenario.

Nell'ottica russa, dal un punto di vista strettamente geopolitico la regione si trova nel centro di quella che Samuel Bernard Choen chiama la “zona di convergenza euroasiatica” e cioè una fascia territoriale che va dai paesi baltici alla Korea del nord. Per sua natura, lo spazio russo è quasi del tutto privo sia di significative barriere geografiche che della sicurezza derivante dalla costa marittima. Ciò ha portato questa nazione a cercare la propria sicurezza nella profondità territoriale espandendosi e controllando proprio la zona di convergenza di cui sopra. Tenendo in mente questo si capisce come il Caucaso sia uno dei punti fondamentali nello scenario russo dal momento che le sue lunghe catene montuose sono perfette per difendere il confine sud dalle spinte provenienti dal grande medioriente.

Negli ultimi 20 anni il dibattito geopolitico si è concentrato su l'esportazione delle risorse energetiche lungo l'asse spaziale est-ovest: collegamento tra la massa di terra centro-asiatica e l'Europa. L'acquisizione delle risorse derivanti dalla fase II dei campi di Shaha Deniz è stata presentata  da molti media come il grande risultato di Bruxelles nella partita con Mosca sulla la diversificazione energetica. Questa visione, anche se non del tutto erronea è incompleta. Infatti si devono prendere in considerazione 3 punti.
1 Innanzitutto la quantità di Gas che arriverà in Italia nel 2018 è solo di 10 Bcm (ampliabili nel tempo a 28) contro i 500Bcm di fabbisogno europeo.
2 le pipeline provenienti dall'Azerbijan che esportano gas e petrolio in Europa passano tutte in territorio geogiano a pochi Km dal confine sud ossezo. Visto il loro tragitto e la loro posizione l'esercito russo ha virtualmente la possibilità di interrompere in qualsiasi momento il flusso delle esportazioni.
3 In ultimo la TAP non risolve il problema di quei paesi europei come la Romania e a Bulgaria che dipendono per il 100% dal gas russo.
Se si prendono in considerazione questi tre aspetti si capisce che il vero significato di questo progetto non è così chiaro come sembra.

Per una piena comprensione del vettore est-ovest che attraversa questa regione, ora, dobbiamo necessariamente far riferimento alla Turchia.
Se guardiamo a quella che è l'ecumene panturanica ( cioè l'insieme dei popoli turchi che va dall'Anatolia all'Uguri Xinjang in Cina), notiamo come questa accerchi e isoli quasi completamente l'heartland del popolo armeno. Lo spazio panturanico è stato visto nei primi anni dopo la caduta dell'Uunione Sovietica come l'estero vicino Turco e anche se oggi dopo la scomparsa del presidente Ozal l'assertività della Turchia è molto diminuita, Ankara continua a sfruttare le affinità socio-culturali che la legano alle popolazioni turcomanne di questa regione. Tale situazione, nel tempo ha modellato la politica estera di Yerevan portandola a compiere delle scelte che le permettessero di rompere l'accerchiamento. Si spiega quindi la spinta armena verso la Russia e i suoi rapporti con Teheran che negli anni hanno creato un vettore nord-sud che si contrapponeva a quello est-ovest. Si spiega in questa maniera anche l'avvicinamento di Yerevan alla Grecia che è stata ben contenta di bilanciare la Turchia proprio nella regione caucasica che è cuore dell'interesse nazionale.

La promozione del vettore est-ovest ha portato Ankara negli anni a proporsi come get-away (porta di fuga) tra l'Occidente e l'Asia occidentale. La strategia turca si è basata da questo punto di vista sulla simultanea promozione del corridoio energetico da una parte [1] e dall'altra la promozione del progetto ferroviario Baku Tibilis Kars congiunzione caucasica della iron silk road: il proggetto di mobilità ferroviaria che dovrebbe collegare l'Europa direttamente con l'Asia orientale.

Concludendo, per avere un quadro completo non possiamo sottacere il ruolo svolto dall'Iran. La spinta iraniana proveniente da sud ha creato un triangolo tra Azerbaijan Armenia e Iran che fa letteralmente a pezzi la teoria dello scontro di Civiltà di Huntington. L'Iran infatti, dopo la caduta dell'Unione Sovietica, invece di appoggiare l'Azerbaijan Shiita ha deciso di avvicinarsi a Yerevan in funzione antiturca, dal momento che dopo l'elezione di Alcybey gli iraniani vedevano l'influenza di Ankara crescere esponenzialmente nella regione. Un'azione questa che ha dato vita ad una partership che si è rivelata vitale per l'autonomia armena, sia dal punto di vista energetico che della sicurezza.

Nei primi anni del conflitto del Karabakh inoltre l'Iran ha mantenuto il flusso di rifugiati azeri nel suo territorio nazionale al minimo. C'era infatti il timore che questo flusso avrebbe alimentato rivendicazioni nazionaliste tra la comunità azera del nord. Oggi la situazione è comunque decisamente diversa. La comunità azera del nord in Iran si è dimostrata abbastanza ben integrata all'interno del sistema statale e personalmente io porrei più l'attenzione sulla minoranza Talish in Azerbaijan piuttosto che su quella azera in Iran.

Negli scorsi anni Teheran è stata sempre paranoica nei confronti di dell'Azerbaijan sostenendo come il territorio nazionale potesse essere usato in maniera strategica per un attacco dal nord.
La prospettiva rimane oggi comunque piuttosto improbabile da un punto di vista strategico, dal momento che lascerebbe l'Azerbaijan troppo esposto alle ritorsioni iraniane da sud e ad un possibile intervento delle forze speciali russe di stanza sul Caspio a nord. Il trattato militare difensivo con la Turchia nel 2010 e il recente aumento della forza difensiva missilistica azera hanno riacceso, però, le paranoie di Teheran a riguardo. Una nuova intesa con l'Iran sembra essere stata ritrovata solo recentemente dopo la firma dell'accordo sulla sicurezza caspica che vieta alle forze militari dei paesi non litorali accedere allo spazio marittimo del Caspio.

Vediamo come la regione del sud del Caucaso è una realtà estremamente complessa ma spero comunque di aver fornito degli spunti di riflessione per il pubblico qui presente vi ringrazia ancora, buon giorno.




[1] la strategia energetica turca in questo campo oggi si accentra sulla convergenza di tre remificazioni energetiche diverse provenienti dal Bosforo e il Mar Nero, dalla Georgia e dall'Iran collegandosi con il turkmenistan)

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