di Federico Salvati
(federicoslv@gmail.com
Sebbene oggi la geografia sia diventata un elemento poco
popolare nelle scienze internazionalistiche questa ancora mantiene un potere
analitico potentissimo. Essa ci permette di comprendere la natura profonda
degli avvenimenti in qualità di dimensione spaziale in cui essi si svolgono.
Il sud del Caucaso è una regione prevalentemente a
carattere montuoso. Le due catene principali ( cioè il grande e il piccolo
Caucaso) partono congiunte nei monti Likhi a est vicino il mar nero per poi
tuffarsi separatamente nel mar Caspio. Nella parte centro orientale della
regione, vicino alle coste caspiche, il divergere delle catene forma una
depressione che è soggetta a fenomeni di desertificazione.
Brezinsky definiva il Sud del Caucaso una convergenza
competitiva. L'area è sottoposta ad una triplice pressione che proviene
dall'Iran, dalla Turchia e dalla Russia. Le spinte contrapposte di questi tre
attori hanno influenzato nei secoli passati la vita politica del sud del
Caucaso e ancora oggi risultano determinanti per capire questo scenario.
Nell'ottica russa, dal un punto di vista strettamente
geopolitico la regione si trova nel centro di quella che Samuel Bernard Choen
chiama la “zona di convergenza euroasiatica” e cioè una fascia territoriale che
va dai paesi baltici alla Korea del nord. Per sua natura, lo spazio russo è
quasi del tutto privo sia di significative barriere geografiche che
della sicurezza derivante dalla costa marittima. Ciò ha portato questa nazione
a cercare la propria sicurezza nella profondità territoriale espandendosi e
controllando proprio la zona di convergenza di cui sopra. Tenendo in mente
questo si capisce come il Caucaso sia uno dei punti fondamentali nello scenario
russo dal momento che le sue lunghe catene montuose sono perfette per difendere
il confine sud dalle spinte provenienti dal grande medioriente.
Negli ultimi 20 anni il dibattito geopolitico si è
concentrato su l'esportazione delle risorse energetiche lungo l'asse spaziale
est-ovest: collegamento tra la massa di terra centro-asiatica e l'Europa.
L'acquisizione delle risorse derivanti dalla fase II dei campi di Shaha Deniz è
stata presentata da molti media come il
grande risultato di Bruxelles nella partita con Mosca sulla la diversificazione
energetica. Questa visione, anche se non del tutto erronea è incompleta.
Infatti si devono prendere in considerazione 3 punti.
1 Innanzitutto la quantità di Gas che arriverà in Italia
nel 2018 è solo di 10 Bcm (ampliabili nel tempo a 28) contro i 500Bcm di
fabbisogno europeo.
2 le pipeline provenienti dall'Azerbijan che esportano
gas e petrolio in Europa passano tutte in territorio geogiano a pochi Km dal
confine sud ossezo. Visto il loro tragitto e la loro posizione l'esercito russo
ha virtualmente la possibilità di interrompere in qualsiasi momento il flusso
delle esportazioni.
3 In ultimo la TAP non risolve il problema di quei paesi
europei come la Romania e a Bulgaria che dipendono per il 100% dal gas russo.
Se si prendono in considerazione questi tre aspetti si
capisce che il vero significato di questo progetto non è così chiaro
come sembra.
Per una piena comprensione del vettore est-ovest che
attraversa questa regione, ora, dobbiamo necessariamente far riferimento alla
Turchia.
Se guardiamo a quella che è l'ecumene panturanica
( cioè l'insieme dei popoli turchi che va dall'Anatolia all'Uguri Xinjang in
Cina), notiamo come questa accerchi e isoli quasi completamente l'heartland del
popolo armeno. Lo spazio panturanico è stato visto nei primi anni dopo la
caduta dell'Uunione Sovietica come l'estero vicino Turco e anche se oggi dopo
la scomparsa del presidente Ozal l'assertività della Turchia è molto diminuita,
Ankara continua a sfruttare le affinità socio-culturali che la legano alle
popolazioni turcomanne di questa regione. Tale situazione, nel tempo ha
modellato la politica estera di Yerevan portandola a compiere delle scelte che
le permettessero di rompere l'accerchiamento. Si spiega quindi la spinta armena
verso la Russia e i suoi rapporti con Teheran che negli anni hanno creato un
vettore nord-sud che si contrapponeva a quello est-ovest. Si spiega in questa
maniera anche l'avvicinamento di Yerevan alla Grecia che è stata ben contenta
di bilanciare la Turchia proprio nella regione caucasica che è cuore
dell'interesse nazionale.
La promozione del vettore est-ovest ha portato Ankara
negli anni a proporsi come get-away (porta di fuga) tra l'Occidente e l'Asia
occidentale. La strategia turca si è basata da questo punto di vista sulla
simultanea promozione del corridoio energetico da una parte
e dall'altra la promozione del progetto ferroviario Baku Tibilis Kars
congiunzione caucasica della iron silk road: il proggetto di mobilità
ferroviaria che dovrebbe collegare l'Europa direttamente con l'Asia orientale.
Concludendo, per avere un quadro completo non possiamo
sottacere il ruolo svolto dall'Iran. La spinta iraniana proveniente da sud ha
creato un triangolo tra Azerbaijan Armenia e Iran che fa letteralmente a pezzi
la teoria dello scontro di Civiltà di Huntington. L'Iran infatti, dopo la
caduta dell'Unione Sovietica, invece di appoggiare l'Azerbaijan Shiita ha
deciso di avvicinarsi a Yerevan in funzione antiturca, dal momento che dopo
l'elezione di Alcybey gli iraniani vedevano l'influenza di Ankara crescere
esponenzialmente nella regione. Un'azione questa che ha dato vita ad una
partership che si è rivelata vitale per l'autonomia armena, sia dal punto di
vista energetico che della sicurezza.
Nei primi anni del conflitto del Karabakh inoltre l'Iran
ha mantenuto il flusso di rifugiati azeri nel suo territorio nazionale al
minimo. C'era infatti il timore che questo flusso avrebbe alimentato
rivendicazioni nazionaliste tra la comunità azera del nord. Oggi la situazione
è comunque decisamente diversa. La comunità azera del nord in Iran si è
dimostrata abbastanza ben integrata all'interno del sistema statale e
personalmente io porrei più l'attenzione sulla minoranza Talish in Azerbaijan
piuttosto che su quella azera in Iran.
Negli scorsi anni Teheran è stata sempre paranoica nei
confronti di dell'Azerbaijan sostenendo come il territorio nazionale potesse
essere usato in maniera strategica per un attacco dal nord.
La prospettiva rimane oggi comunque piuttosto improbabile
da un punto di vista strategico, dal momento che lascerebbe l'Azerbaijan troppo
esposto alle ritorsioni iraniane da sud e ad un possibile intervento delle
forze speciali russe di stanza sul Caspio a nord. Il trattato militare
difensivo con la Turchia nel 2010 e il recente aumento della forza difensiva
missilistica azera hanno riacceso, però, le paranoie di Teheran a riguardo. Una
nuova intesa con l'Iran sembra essere stata ritrovata solo recentemente dopo la
firma dell'accordo sulla sicurezza caspica che vieta alle forze militari dei
paesi non litorali accedere allo spazio marittimo del Caspio.
Vediamo come la regione del sud del Caucaso è una realtà
estremamente complessa ma spero comunque di aver fornito degli spunti di
riflessione per il pubblico qui presente vi ringrazia ancora, buon giorno.
la
strategia energetica turca in questo campo oggi si accentra sulla convergenza
di tre remificazioni energetiche diverse provenienti dal Bosforo e il Mar Nero,
dalla Georgia e dall'Iran collegandosi con il turkmenistan)