venerdì 28 febbraio 2025

Ideologia Kharigita Tesi di Laurea Loris Sabato "Il Fenomeno del Terrorismo. Tipologie del Terrorismo Kharigiti "Ideologia kharigita. Ibadismo

 Master in “Terrorismo ed Antiterrorismo Internazionale ”

Il fenomeno del Terrorismo

 ANNO ACCADEMICO 2022/2023


Tipologie di terrorismo..

Kharigiti

Antecedentemente è stato studiato il fenomeno del terrorismo nel suo insieme, in questo paragrafo, invece, andremo ad analizzare uno “scisma” della religione islamica, il cosiddetto kharjitismo.

Per comprendere appieno il significato di questo termine è necessario comprendere la nascita di questo gruppo definibile come setta. Si inizia a parlare di kharjitismo durante il VII secolo, più precisamente in conseguenza della battaglia di Siffin nel 657 D.C o nel ṣafar 37E[1]. le motivazioni che portarono alla battaglia di Siffin sono individuabili nelle motivazioni della prima guerra civile islamica che vide contrapposti ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, il califfo, e Muʿāwiya b. Abī Sufyān, wālī[2] di Siria. La guerra civile scoppia a causa del governatore di Siria, il quale richiedeva al nuovo califfo vendetta per l’assassinio del terzo califfo, il predecessore di ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, suo parente. Il califfato di ʿUthmān b. ʿAffān, il terzo califfo, è un califfato che i cronisti islamici definiscono contradditorio, poiché divisibile in due fasi. Il suo califfato dura dodici anni, e come anticipato, viene diviso in due fasi, ambedue di una durata intorno ai sei anni, la prima fase viene osservata dal mondo islamico come una fase positiva e di buon governo mentre, invece, nella seconda fase iniziano le critiche al suo stile di governo con maggior riguardo al conferimento delle più alte cariche dello Stato. Infatti, egli venne accusato di nepotismo, cioè una tendenza, da parte del possessore dell’autorità, ad assegnare le cariche di rilievo ai propri parenti senza osservare se egli siano i più adatti a tale carica, anche se studi recenti hanno osservato che la tendenza di ʿUthmān b. ʿAffān all’assegnazione dei propri parenti alle alte cariche dello Stato derivasse dalle qualità all’interno del proprio clan (come, per esempio, la ricchezza e l’alfabetizzazione) e, inoltre, essi erano ritenuti più affidabili poiché legati da un vincolo di sangue.[3] La congiura ai danni di ʿUthmān b. ʿAffān inizia con un assedio alla sua residenza nella città di Medina da parte di uno schieramento politico opposto costituito in maggior parte da kufani, cittadini della città di Cufa[4], ed egiziani. L’assedio fu sciolto solo grazie ad un accordo tra il califfo e gli oppositori. La tregua derivante dal concordato non durò a lungo poiché rientrando in patria i congiurati intercettarono un messo califfale destinato al governatore dell’Egitto, il quale doveva consegnare il messaggio di non rispettare l’accordo appena siglato e di perseguire con l’uso della violenza i congiurati. Essi, allora, ritornarono sui loro passi e assediarono nuovamente il califfo, durante l’assedio, il 20 giugno 656 D.C, un manipolo di congiurati riuscì a entrare all’interno della residenza del terzo califfo e lo uccise. La tradizione vuole che il califfo fu assassinato mentre era intento a leggere il Corano, il quale si macchiò di sangue e fu inviato come prova per richiedere vendetta ad un suo parente, il governatore Muʿāwiya b. Abī Sufyān. È importante osservare che il congiurato che uccise il terzo califfo fu un partigiano di ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, il successivo califfo. A questo punto risulta sempre più evidente l’inevitabilità del conflitto armato tra il nuovo califfo, ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, e il governatore di Siria, oltre che parente, Muʿāwiya b. Abī Sufyān.

Come accennato, però, il termine kharjitismo, a questo punto della storia islamica, ancora deve essere impregnato del significato attribuitogli, poiché è solo a causa della conseguenza della battaglia che il termine acquisterà valore.

La battaglia di Suffin iniziò nel luglio del 657 D.C, dopo che Muʿāwiya b. Abī Sufyān rifiutò un concordato, e nei primi momenti di combattimenti sembra che il governatore di Siria stesse avendo la meglio sul neo-califfo, però, mentre il combattimento si fece più accesso le sorti della battaglia cambiarono e il governatore di Siria fu costretto a richiedere una tregua per effettuare un accordo, tregua che il califfo accettò. In questo preciso momento una parte dell’esercito del califfo ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib si trova in una situazione teologicamente complicata. Essi erano fermamente convinti che sia il califfo sia il governatore di Siria avessero ragione, poiché il califfo aveva il diritto di muovere guerra a chi rifiuta di eseguire i propri comandi e il governatore di Siria aveva ragione a richiedere vendetta per la morte, del suo parente e califfo, ʿUthmān b. ʿAffān. Inoltre, questa parte di esercito, era fermamente convinta che spettasse solo a Dio giudicare chi tra essi avrebbe avuto la meglio, da qui il loro “motto” lā ḥikma illā li-llāh, italiano: a Dio solo spetta il giudizio (ritengo opportuno ricordare che, come anticipato, l’esercito del califfo al momento della tregua era in netta superiorità sull’esercito del governatore di Siria).  Pertanto, durante la tregua, questa minoranza di esercito richiese al proprio reggente, il califfo, di ricominciare l’azione militare contro il governatore di Siria, alla risposta negativa del califfo ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib ne conseguì l’abbandono del campo da parte di una minoranza dell’esercito i cosiddetti khargiti, letteralmente coloro che si separano.

 

 Ideologia kharigita


La decisione dei kharigiti di separarsi dal resto dalla maggior parte dell’esercito del califfo ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, come abbiamo visto, deriva da una riflessione teologica molto importante e, per quanto ne sappiamo, risulta essere la prima riflessione teologica fondamentale all’interno della religione islamica. È necessario comprendere che in quel periodo la religione islamica era una religione “nuova”, Maometto, profeta e fondatore della religione islamica, è morto nel 632 D.C., inoltre, è doveroso osservare che buona parte del merito dell’espansione di questa religione è merito del terzo califfo, ʿUthmān b. ʿAffān, il quale ha fatto trascrivere il Corano e ha così permesso che le nozioni della religione islamica fossero trasportabili ed uguali per tutti i mussulmani. Come ultima osservazione per comprendere a pieno le motivazioni che sono alla base dell’ideologia kharigista è che il quarto califfo, ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib, fu designato come califfo in virtù del rapporto di parentela con il profeta, egli infatti era cugino e genero di Maometto.

Come osservato in precedenza, la decisione dei kharigiti di separarsi nasce dal rifiuto del califfo di proseguire l’azione militare contro il suo avversario Muʿāwiya b. Abī Sufyān, è dunque una decisione fondamentale e quasi definibile spontanea, poiché successivamente all’abbandono del campo militare i kharigiti si sono dovuti accampare nella città di Harūra per organizzarsi e decidere come comportarsi. Le discussioni effettuate ad Harūra si basano su diverse tematiche:

·         la “definizione” del mussulmano;

·         la “definizione” dell’apostata;

·         con quale fazione schierarsi.

I kharigiti trovarono una soluzione a tutte le tematiche sopra riportate. Per quanto riguarda il primo punto il mussulmano è semplicemente il credente che rispetti le regole di Dio, regole molto severe e ferree che porteranno, come vedremo meglio successivamente, il kharigitismo a rimanere un “movimento” molto minoritario e marginale. Il secondo punto fu risolto anch’esso, immaginiamo, abbastanza facilmente: l’apostata è colui che non rispetta le regole di Dio e in quanto murtadd (letteralmente apostata) può essere ucciso impunemente da chiunque (per fare un paragone possiamo immaginare alla persecuzione dei nemici dello Stato nell’Antica Roma). Il punto più complicato da risolvere fu quello di decidere da che “parte” schierarsi. I kharigiti erano, infatti, convinti che non rispettare un ordine diretto del califfo in carica era un grave errore e che fosse sufficiente per essere definito apostata, quindi, secondo l’ideologia kharigita, Muʿāwiya b. Abī Sufyān poteva essere ucciso impunemente in quanto “cattivo” mussulmano. I kharigiti, però, erano altrettanto convinti che il califfo dovesse essere designato in base alle proprie capacità di buon mussulmano e non in base alle sue parentele. Inoltre, è doveroso osservare che ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib si trovava in guerra poi che accusato di essere il mandante dell’assassinio del terzo califfo e che i kharigiti hanno abbandonato il l’accampamento militare poiché il quarto califfo ha deciso di non lasciare a Dio la decisione su chi dovesse avere la meglio tra se stesso e il governatore di Siria. Tutto ciò porto i kharigiti a ritenere che anche il califfo fosse un murtadd e che non potevano schierarsi al fianco di un apostata.

I kharigiti, quindi, abbandonarono Harūra avendo maturato l’ideologia secondo cui è necessario rispettare categoricamente le regole scritte nel Corano (il che porto i kharigiti ad una vita dedicata al puritanesimo morale, rifiutando sostanze alcoliche, la musica e tutti lussi e gli agi di una vita lussuosa)[5] ed è altrettanto compito dei buoni mussulmani eliminare i murtadd, nel caso specifico del califfo ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib (che, inoltre, viene identificato come primo imam sciita) e del governatore di Siria Muʿāwiya b. Abī Sufyān (appartenente al clan che verrà successivamente indicato come sunnita). Ciò significa che a venticinque anni dalla morte del profeta Maometto la religione islamica si è tripartita nelle due divisioni più famose: sciiti e sunniti e nell’ultima fazione ben meno conosciuta i kharigiti.[6]

 

 

Ibadismo

 Come anticipato precedentemente, i kharigiti seguono un modello di vita di puritanesimo morale per il quale ritengo i mussulmani non kharigiti dei non mussulmani dei kāfir (letteralmente: colui che non crede o miscredente) e, come precedentemente analizzato, un miscredete viene ritenuto un murtadd, cioè una persona che può essere uccisa impunemente. Inoltre, come detto, i kharigiti, ormai erano in conflitto aperto sia contro l’esercito del quarto califfo sia contro le truppe del governatore di Siria, in quanto uno dei loro obbiettivi principali era eliminare entrambi. Nel 658 D.C. ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib fu costretto a muovere guerra ai kharigiti prima di poter colpire nuovamente Muʿāwiya b. Abī Sufyān. Lo scontro tra l’esercito del califfo e i kharigiti avvenne a Nahrawān, tra Baghdad e l’odierna Wasit, la battaglia si risolse con una grande vittoria per ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib e conseguentemente una strage dei kharigiti. Questa battaglia risulta fondamentale più per le sue conseguenze che per la soluzione della guerra. Infatti, i kharigiti riuscirono a vendicarsi del califfo qualche anno più tardi. Nel 661 D.C., infatti, Abd al-Rahmān ibn Muljam riuscì ad aggredire ed assassinare il califfo, durante il mese di ramandan, mentre quest’ultimo era intento ad entrare all’interno della moschea di Cufa[7] (per gli storici è realmente complicato comprendere cosa sia realmente accaduto quel giorno poiché ogni fazione ha riportato l’evento in maniera diversa. Da quanto raccontano gli scritti sciiti l’evento ha forti caratteristiche che rimandano ad un martirio, affermazioni aspramente contestate dagli scritti sunniti, e allo stesso per i kharigiti il martire dell’evento è l’assassino del califfo, il quale ha deciso, a discapito della sua stessa vita, di assaltare il califfo, dai kharigiti considerato un murtadd, e di trafiggerlo con una spada intrisa di veleno). Le ripercussione dell’evento furono tali che, uniti al terrore creato con i continui assassini politici effettuati dai kharigiti[8], i clan che componevano i kharigiti si sono rapidamente estinti. Ad oggi solo un clan dei kharigiti è ancora in vita, i kharigiti ibaditi.

I kharigiti ibaditi rappresentano, come detto, l’ultima presenza dei kharigiti, essi sono allo stesso tempo lontani e vicini all’ideologia puramente kharigiti, precedentemente definita. La differenza sostanziale rispetto agli altri gruppi kharigiti è il ripudio della violenza, il che rende completamente diverso il trattamento dei mussulmani non kharigiti. Come affermato in precedenza la grande maggioranza dei gruppi kharigiti identifica gli altri mussulmani con il termine kāfir, cioè miscredente, il che significa che potevano essere uccisi senza alcuna ritorsione mentre, invece, i kharigiti ibaditi identificano gli altri mussulmani come kuffār al-niʿma, letteralmente coloro che rinnegano la grazia di Dio, però per gli ibaditi ciò non significa che possano essere uccisi impunemente. Inoltre, a differenza degli altri gruppi kharigiti, gli ibaditi, in generale, non hanno problemi nel pregare insieme ad altri mussulmani, così come mangiare e sposarsi. Però, in generale, secondo l’ideologia ibadita, un vero mussulmano kharigita ibadita deve tenere un comportamento fedele alle seguenti tre regole:

·         walāya, rappresenta un comportamento amichevole con tendenza all’unità con tutti i “veri” credenti, cioè i mussulmani kharigiti ibaditi e gli imām ibaditi;

·         barāh, rappresenta un comportamento di distacco ed ostile, ma mai violento, nei riguardi di coloro che sono destinati all’inferno, cioè peccatori, miscredenti e non mussulmani;

·         wuqūf, rappresenta un comportamento singolare di sospensione dovuta unicamente alla situazione religiosa non ancora definita dell’individuo con cui ci si relaziona.

È importante osservare che gli ibaditi riuscirono a creare un impero la cui massa espansione fu raggiunta tra il 761 D. C. e il 909 D. C. comprendendo la maggior parte dell’Africa Settentrionale. I motivi della sua vasta espansione sono da individuare nella ideologia ibadita stessa, essa, infatti, prevede che non vengano fatte distinzioni di alcuni tipo per razze ed etnie, inoltre, consentiva, a differenza dell’ideologia sunnita e sciita[9], di avere un imām per regione.  Ad oggi, però, un solo Paese possiede una maggioranza di fedeli ibaditi, l’Oman (esistono però delle comunità ibadite all’interno di diverse regioni in diversi Paesi come l’Algeria, la Tunisia, Zanzibar e la Libia).[10]

 

La Tesi completa è presso il CESVAM Centro Studi sul Valore Militare Emeroteca 

Info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org



[1] La data nel calendario islamico

[2] Il termine utilizzato all’epoca per identificare il governatore di un’ampia porzione di territorio di uno Stato.

[3] G. Larsson, Medieval Islamic Historiography: Remembering Rebellion, University of Gothenburg, Sweden, 2014.

[4] Situata nell’attuale Iraq.

[5] H. Mohamed Belhatti, Marocco: storia, economia e risorse, società e tradizioni, arte e cultura e religione, edizioni Pendragon, 2000, Bologna.

[6] R. Roni, Mantua Humanistic Studies, Volume VII, UNIVERSITAS STUDIORUM, 2020, Mantova.

[7] note di Michael G. Morony, The History of al-Tabari, Vol. XVII The first civil war, State University of New York Press, Albany, N.Y., 1987.

[8] Strumento ampiamente utilizzato dai gruppi kharigiti, poiché ritenuto, oltre che utile, doveroso nei confronti di Dio e impunibile.

[9] Sostengono che sia fondamentale possedere un’unica guida dei credenti.

[10] note di Michael G. Morony, The History of al-Tabari, Vol. XVII The first civil war, State University of New York Press, Albany, N.Y., 1987.

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