Il
1957 e’l'anno zero del nucleare iraniano infatti, come parte del “Atoms for
Peace Program” varato sei anni prima, gli Usa di Eisenhower decidono di donare
a Teheran, allora alleato, un piccolo reattore alimentato da uranio altamente
arrichito. E' l'epoca d'oro nei rapporti tra i due Paesi e per Reza Pahlavi
l'Iran è una potenza mondiale in ascesa, una forza egemonica della regione cui
non può mancare, come simbolo di potere e progresso, un programma nucleare.
L’Iran ha ratificato il Non Proliferation Treaty NTP nel 1970
accettando così di non dotarsi di armi
di distruzione di massa e meno di 5 anni dopo crea l'Organizzazione Iraniana
per l'Energia Atomica.
Il
know how di ingegneri, fisici e tecnici nucleari iraniani in questa prima fase viene
acquisito grazie alla
collaborazione fornita da vari Paesi tra i quali la Germania che, in
particolare, costruisce due reattori
nella località di Bushehr.
A
seguito della Rivoluzione Iraniana del 1979 finisce ufficialmente la
collaborazione con gli Stati Uniti (e finiscono anche i loro rapporti) ma la tecnologia approdata negli anni in Iran
rimane disponibile. Khomeini condanna come immorale il programma nucleare e
decide di chiuderlo; i tecnici che si erano formati all'estero lasciano il
Paese cancellando definitivamente il sogno di Reza Pahlavi.
Tuttavia,
durante la guerra Iran-Iraq (1980-1988) Khomeini, ritenendo che Saddam Hussein
stesse mettendo a punto un programma nucleare, decide segretamente di ripartire
con il programma in precedenza abbandonato, con la Germania che lo aiuta a
rimettere in funzione i reattori di Bushehr , danneggiati dai bombardamenti.
Nel
1984 gli Stati Uniti iscrivono l'Iran nella lista degli Stati terroristi e nel
1992 convincono Francia, Germania, Spagna, India e Argentina a non vendere
tecnologia e materiale all'Iran. Il know how arriva ora dal Pakistan (da Abdul
Qadeer Khan [1]),
dalla Libia e dalla Corea del Nord.
Nell'agosto
1992, i governi di Russia e Iran firmarono un accordo sulla costruzione della
centrale nucleare e nel gennaio 1995 stipulano un contratto per completare la
costruzione della prima centrale elettrica dell’impianto di
Bushehr. I reattori di
Bushehr sono del tipo meno pericoloso, ad acqua leggera. In base al contratto
tra le agenzie nucleari della Russia e dell’Iran, i russi si erano impegnati a
fornire tutto il materiale fissile per i reattori e a riportare in patria il
combustibile spento (cioè l’uranio utilizzato nei reattori) per lo stoccaggio o
il riprocessamento.
Nell’agosto
2002 viene denunciata, da parte di un gruppo di fuoriusciti iraniani del
Mojahedin-e Khalq [2], l’esistenza in Iran di infrastrutture
nucleari fino ad allora ignote: centrifughe
per arricchire l'uranio a Natanz, un potente reattore ad acqua ad Arak. Mentre
accetta gli ispettori dell'Aiea, l'Iran firma un accordo per accelerare i
lavori a Bushehr. La collaborazione dell'Iran con l'Aiea è controversa, nel
febbraio 2003 l’Aiea ha certificato che le infrastrutture nucleari iraniane
erano più grandi e sofisticate di quanto assunto in precedenza.
Nel
2006 il Consiglio di Sicurezza Onu approva un pacchetto di sanzioni e i suoi cinque
membri permanenti Usa, Gran Bretagna,
Cina, Francia e Russia proposero una
cornice negoziale per spingere l'Iran a interrompere il programma. Seguirono
però anni di stallo.
I
lavori della centrale di
Bushehr sono stati completati nel 2010 e secondo i piani di Teheran avrebbe
dovuto rappresentare la prima di una serie di centrali per la produzione di
energia. Sempre lo stesso anno nuove sanzioni Onu e UE sono
portate al tavolo di Losanna e riguardano vendita di armamenti, commercio,
transazioni finanziarie e, specificamente sul nucleare, il divieto di investire
nella tecnologia anche in Paesi terzi.
Il
2013-2015 sono stati due anni di negoziato, di discussioni, passi avanti e
arretramenti, fatiche diplomatiche e conquiste che hanno viaggiato tra Ginevra,
Vienna e Losanna.
Dopo
due anni di intensi negoziati, il 14 luglio del 2015 viene annunciata la firma
del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) [3],
noto anche come accordo sul nucleare iraniano. L’intesa è stata raggiunta
dall’Iran ed il gruppo 5+1 ,ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di
Sicurezza dell’Onu ( Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti) più la
Germania, oltre all’Unione europea.
Obiettivo
primario del JCPOA impedire all’Iran di sviluppare una tecnologia tale da permettergli
di costruire ordigni atomici consentendogli nel contempo di proseguire il
programma volto alla produzione di energia nucleare ad usi civili. Come
conseguenza dell’accordo, all’inizio del 2016 sono state rimosse le sanzioni
economiche in precedenza imposte dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dal
Consiglio di sicurezza dell’Onu ( emanate con la risoluzione 1747) . In base all’intesa, l’Iran ha
accettato di eliminare le sue riserve di uranio a medio arricchimento e di
tagliare del 98% quelle di uranio a basso arricchimento, portandole a 300
chilogrammi. Per monitorare e verificare il rispetto dell’accordo da parte
dell’Iran, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) avrà regolare
accesso a tutti gli impianti nucleari iraniani. Gli ispettori dell’Aiea
potranno accedere ai soli ai siti concordati nel Jcpoa.
L’8 maggio 2018 Donald Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti
dall’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan Of Action, JCPOA).
Con un comunicato dai toni estremamente duri, Trump ha annunciato la
reintroduzione delle sanzioni secondarie USA precedentemente sospese. In risposta a questa decisione l'Iran ha cominciato a
ridurre gradualmente i suoi obblighi previsti dall'accordo e dopo la crisi
scatenata dalla morte del generale Qassem Soleimani , ucciso
in un raid aereo statunitense all’aeroporto di Baghdad il 3 gennaio 2020 , ha
annunciato di essere pronto a un arricchimento di uranio, che segnerebbe la fine del patto.
Nel mese di marzo i responsabili dell’IAEA hanno affermato che per la prima volta dal ritiro degli Stati
Uniti dall’accordo sul
nucleare del 2015, il Paese sembra avere accumulato una quantità
sufficiente di esafluoruro di uranio, il composto impiegato nei processi di
arricchimento, per produrre una singola arma nucleare.
Attualmente non si
hanno certezze dalla disponibilità di un’arma nucleare da parte dell’Iran, ma
tutti gli analisti concordano che sono ad un passo dall’averla.
[1] ingegnere
pakistano, figura chiave nel programma pakistano di armi nucleari che è stato
anche coinvolto per decenni in un mercato nero di tecnologia nucleare e
know-how tra cui centrifughe per l' arricchimento dell'uranio , progetti
di testate nucleari , missili
ed esperienza venduti o scambiati con l'Iran, la Corea del Nord, la Libia
[2]
Mojahedin
del Popolo Iraniano o Esercito di Liberazione Nazionale dell'Iran o Mojahedin-e
Khalq è la denominazione di un partito politico iraniano, tra i più attivi
nell'opposizione al regime teocratico che ha preso il potere in Iran
successivamente alla rivoluzione del 1979. Inserite nel 1997dagli Stati Uniti nell’elenco
delle organizzazioni
terroristiche straniere, furono rimosse
dalla “black list”, nonostante l’organizzazione fosse considerata terrorista non
solo da Iran e Iraq, ma anche da Unione europea, Gran Bretagna e Canada
[3]
Il Piano d'azione comune congiunto (JCPOA) è un
accordo dettagliato di 159 pagine con cinque allegati raggiunti dall'Iran e dal
P5 + 1 (Cina Francia, Germania, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) il 14 luglio
2015 L'accordo nucleare è stato approvato dalla risoluzione 2231 del Consiglio
di sicurezza dell'ONU, adottata il 20 luglio 2015. Il rispetto da parte
dell'Iran delle disposizioni relative al nucleare del JCPOA dovrà essere verificato
dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) in base a determinati
requisiti stabiliti nella l'accordo.
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