mercoledì 10 gennaio 2024

Antonio Trogu Concetto di deterrenza nucleare

 

Concetto di deterrenza

L'uso della violenza nei rapporti fra gli stati è stato tradizionalmente visto come lo strumento per distruggere la forza militare dell'avversario e poter disporre delle sue popolazioni. Oggi invece acquista un'importanza sempre crescente un altro uso della violenza: la minaccia di gravi e insostenibili danni alle popolazioni per costringerle alla resa, o comunque spingerle verso determinate decisioni. Questi sistemi sono stati largamente usati fin dai tempi più antichi, ma diventano predominanti nei rapporti di forza nel mondo attuale: dalle lotte fra gang rivali, al terrorismo della guerriglia, al ricatto atomico. In particolare la presenza del ricatto atomico, con le sue apocalittiche implicazioni tende a ispirare una istintiva repulsione verso un tipo di guerra in cui le popolazioni non sono che ostaggi reciproci nelle mani dei contendenti. Teoricamente nessun soggetto politico fa la guerra per la guerra, ma per conseguire obiettivi politici, cioè per creare una situazione di pace che ritiene conveniente. Si fa ricorso alle armi quando si ritiene più opportuno impiegarle che astenersi dal farlo ma le armi sono utili anche se non vengono impiegate. Con riguardo al nucleare l'atteggiamento più razionale, per quanto spiacevole, sembra essere quello di pensare razionalmente a come l'immensa forza distruttiva del ricatto atomico possa essere controllata, usata consapevolmente, resa sempre più flessibile. Thomas C.  Schelling [1] tenta quindi di elaborare delle «regole» coscienti di condotta perché in qualsiasi situazione vi sia sempre un'alternativa all'olocausto totale.[2] Si tratta di uno sforzo originale teso a definire le modalità di un negoziato permanente tra le superpotenze, la cui posta in gioco non è tanto il successo dell'uno o dell'altro blocco, quanta la sopravvivenza della civiltà. Un nuovo linguaggio tra le potenze che prende corpo; un linguaggio in cui il significato delle azioni e delle armi è a volte più importante di quello delle parole un linguaggio  in cui avere tempo, o dare tempo all'avversario di rispondere, può essere vitale. Un contesto in cui la segretezza ha un senso del tutto nuovo, e in cui il fatto che l'avversario «capisca» e sia bene informato è nel nostro stesso interesse. La teoria della deterrenza e della compellenza (Schelling, 1966) si fonda proprio sul paradosso che l'efficacia e quindi l'utilità della forza è direttamente proporzionale alla potenzialità e inversamente proporzionale all'effettività del suo impiego.

A carattere generale vediamo ora gli aspetti importanti della strategia della deterrenza evidenziati da Raymond Aron [3]:

         La deterrenza è al contempo di carattere offensivo e difensivo, convertendo una tattica offensiva (rappresaglia) in una strategia difensiva;

         “La dissuasione dipende tanto dai mezzi materiali di cui dispone lo stato che vuol fermarne un altro, quanto dalla risolutezza che lo stato oggetto di dissuasione attribuisce allo stato che lo minaccia di una sanzione”;

         È importante che il potenziale attaccante possieda la certezza (o almeno un considerevole  dubbio) che le minacce del dissuasore saranno realmente attuate in caso di necessità

Ne consegue l’importanza della percezione dell’avversario, nella considerazione di quanto le potenziali azioni di deterrenza vengono considerate sufficienti a dissuadere

Le relazioni tra stati sono state e sono ancora caratterizzate da un rapporto di deterrenza; l’avversario è dissuaso dall’attaccare perché teme la risposta dello stato attaccato, la quale può concretarsi in una sconfitta per l’attaccante o in un’azione punitiva (rappresaglia) i cui costi per l’attaccante risulterebbero superiori ai benefici derivanti dall’attacco.

La tipologia classica della deterrenza si basa su tre fattori posti in alternativa:

         Deterrenza per negazione all’avversario di benefici (timore della sconfitta);

         Deterrenza attraverso l’imposizione all’avversario di costi eccedenti i benefici (timore della rappresaglia). Tale aspetto riguarda sia le circostanze nel corso della guerra, sia quelle esterne alla guerra stessa;

         Deterrenza in relazione agli attori: diretta, quando riguarda i due soggetti coinvolti; indiretta o estesa, quando la minaccia dissuasiva di rappresaglia implica la presenza di stati terzi, dei quali lo stato dissuasore deve in qualche modo garantire la protezione (“ombrello nucleare”).

          



[1] Economista americano che ha condiviso il premio Nobel 2005 per le scienze economiche con Robert J. Aumann  e’ specializzato nell'applicazione della teoria dei giochi nei casi in cui gli avversari devono interagire ripetutamente

[2] Thomas C. Schelling e la politica di Brinkmanship: una strategia del conflitto come applicazione della teoria dei giochi

[3] Raymond Aron Pace e guerra tra le nazioni   Edizioni di Comunità 1983

 

Nessun commento:

Posta un commento