mercoledì 20 settembre 2023

Loris Sabato . Ibadismo


 

Ibadismo

 

 

 

Come anticipato precedentemente, i kharigiti seguono un modello di vita di puritanesimo morale per il quale ritengo i mussulmani non kharigiti dei non mussulmani dei kāfir (letteralmente: colui che non crede o miscredente) e, come precedentemente analizzato, un miscredente viene ritenuto un murtadd, cioè una persona che può essere uccisa impunemente. Inoltre, come detto, i kharigiti, ormai erano in conflitto aperto sia contro l’esercito del quarto califfo sia contro le truppe del governatore di Siria, in quanto uno dei loro obbiettivi principali era eliminare entrambi. Nel 658 D.C. ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib fu costretto a muovere guerra ai kharigiti prima di poter colpire nuovamente Muʿāwiya b. Abī Sufyān. Lo scontro tra l’esercito del califfo e i kharigiti avvenne a Nahrawān, tra Baghdad e l’odierna Wasit, la battaglia si risolse con una grande vittoria per ʿAlī ibn ʾAbī Ṭālib e conseguentemente una strage dei kharigiti. Questa battaglia risulta fondamentale più per le sue conseguenze che per la soluzione della guerra. Infatti, i kharigiti riuscirono a vendicarsi del califfo qualche anno più tardi. Nel 661 D.C., infatti, Abd al-Rahmān ibn Muljam riuscì ad aggredire ed assassinare il califfo, durante il mese di ramandan, mentre quest’ultimo era intento ad entrare all’interno della moschea di Cufa[1] (per gli storici è realmente complicato comprendere cosa sia realmente accaduto quel giorno poiché ogni fazione ha riportato l’evento in maniera diversa. Da quanto raccontano gli scritti sciiti l’evento ha forti caratteristiche che rimandano ad un martirio, affermazioni aspramente contestate dagli scritti sunniti, e allo stesso per i kharigiti il martire dell’evento è l’assassino del califfo, il quale ha deciso, a discapito della sua stessa vita, di assaltare il califfo, dai kharigiti considerato un murtadd, e di trafiggerlo con una spada intrisa di veleno). Le ripercussione dell’evento furono tali che, uniti al terrore creato con i continui assassini politici effettuati dai kharigiti[2], i clan che componevano i kharigiti si sono rapidamente estinti. Ad oggi solo un clan dei kharigiti è ancora in vita, i kharigiti ibaditi.

I kharigiti ibaditi rappresentano, come detto, l’ultima presenza dei kharigiti, essi sono allo stesso tempo lontani e vicini all’ideologia puramente kharigiti, precedentemente definita. La differenza sostanziale rispetto agli altri gruppi kharigiti è il ripudio della violenza, il che rende completamente diverso il trattamento dei mussulmani non kharigiti. Come affermato in precedenza la grande maggioranza dei gruppi kharigiti identifica gli altri mussulmani con il termine kāfir, cioè miscredente, il che significa che potevano essere uccisi senza alcuna ritorsione mentre, invece, i kharigiti ibaditi identificano gli altri mussulmani come kuffār al-niʿma, letteralmente coloro che rinnegano la grazia di Dio, però per gli ibaditi ciò non significa che possano essere uccisi impunemente. Inoltre, a differenza degli altri gruppi kharigiti, gli ibaditi, in generale, non hanno problemi nel pregare insieme ad altri mussulmani, così come mangiare e sposarsi. Però, in generale, secondo l’ideologia ibadita, un vero mussulmano kharigita ibadita deve tenere un comportamento fedele alle seguenti tre regole:

·         walāya, rappresenta un comportamento amichevole con tendenza all’unità con tutti i “veri” credenti, cioè i mussulmani kharigiti ibaditi e gli imām ibaditi;

·         barāh, rappresenta un comportamento di distacco ed ostile, ma mai violento, nei riguardi di coloro che sono destinati all’inferno, cioè peccatori, miscredenti e non mussulmani;

·         wuqūf, rappresenta un comportamento singolare di sospensione dovuta unicamente alla situazione religiosa non ancora definita dell’individuo con cui ci si relaziona.

È importante osservare che gli ibaditi riuscirono a creare un impero la cui massa espansione fu raggiunta tra il 761 D. C. e il 909 D. C. comprendendo la maggior parte dell’Africa Settentrionale. I motivi della sua vasta espansione sono da individuare nella ideologia ibadita stessa, essa, infatti, prevede che non vengano fatte distinzioni di alcuni tipo per razze ed etnie, inoltre, consentiva, a differenza dell’ideologia sunnita e sciita[3], di avere un imām per regione.  Ad oggi, però, un solo Paese possiede una maggioranza di fedeli ibaditi, l’Oman (esistono però delle comunità ibadite all’interno di diverse regioni in diversi Paesi come l’Algeria, la Tunisia, Zanzibar e la Libia).[4]



[1] note di Michael G. Morony, The History of al-Tabari, Vol. XVII The first civil war, State University of New York Press, Albany, N.Y., 1987.

[2] Strumento ampiamente utilizzato dai gruppi kharigiti, poiché ritenuto, oltre che utile, doveroso nei confronti di Dio e impunibile.

[3] Sostengono che sia fondamentale possedere un’unica guida dei credenti.

[4] note di Michael G. Morony, The History of al-Tabari, Vol. XVII The first civil war, State University of New York Press, Albany, N.Y., 1987.

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