Blog di sviluppo per l'approfondimento della Geografia Politica ed Economica attraverso immagini, cartine, grafici e note.Atlante Geografico Statistico Capacità dello Stato.Parametrazione a 100 riferito al Medio Oriente. Spazio esterno del CESVAM - Istituto del Nastro Azzurro. (info:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)
lunedì 29 luglio 2019
giovedì 25 luglio 2019
I Combattenti Venuti da Fuori 2°
FOREIGN
FIGHTER
I “foreign fighters” hanno una
lunga tradizione nella storia delle guerre, a partire dalle crociate ad oggi.
Il principe turco Orhan I,
comandante di una guarnigione islamica che era in protezione del fianco
meridionale della capitale dell’Impero romano d’Oriente, nei giorni
dell’assedio del maggio 1453, è l’archetipo del foreign fighter. Questi
difatti, non è né un mercenario, né un coscritto, ma uno studioso ed un amante
della civiltà bizantina.
Durante la guerra civile
spagnola[1],
uomini e donne viaggiarono dal Nord e Sud America, Nord-Africa, Europa e
Australia per combattere in entrambi i lati del conflitto. Alcune di queste
persone si unirono a uno dei reparti più famosi, la Brigata Internazionale,
costituita da gruppi di volontari stranieri, in appoggio all'esercito
della seconda repubblica spagnola, per combattere nella guerra civile
spagnola le forze nazionaliste comandate dal Generale Francisco Franco.
Per arrivare ai giorni nostri,
è lecito ricordare che “combattenti stranieri” sono anche i miliziani di
Hezbollah e i volontari iraniani che contrastano Jabat al-Nusra[2] in
Siria. Hezbollah è un’organizzazione libanese di matrice iraniana nata nel 1982
come milizia durante il conflitto del Libano meridionale. I suoi leader si
ispirarono all’Ayatollah Khomeini[3].
La guerra in Afghanistan avvenuta
tra il 1979-1989 è quella che più ha caratteristiche simili a ciò che sta
accadendo attualemente.
Nel contesto della guerra
fredda, l’Afghanistan attuò nel dopoguerra una politica estera distante dai due
blocchi, cercando di ristabilire delle frontiere ufficiali al confine con URSS
e Cina, e al sud con il neonato Pakistan. Dal punto di vista interno
l’instabilità politica provocò numerosi cambi di regime fino a quando l’URSS,
il 27 dicembre del 1979, condusse un intervento militare e impose come primo
ministro B. Karmal[4].
I paesi del blocco
occidentale, “invitarono” gli afghani a dichiarare la “jihad” contro l’invasore
russo, cosicché giovani musulmani provenienti dal Medio-Oriente si recarono in
Afghanistan per combattere una parte di guerra fredda in delega al posto delle
super potenze. Il rappresentante più conosciuto fu Abdullah Azzam[5], che
viene ancora oggi riconosciuto come padre dei combattenti islamici
transnazionali[6]. Gli
oppositori si organizzarono in gruppi armati conosciuti come mujaheddin[7], e al
contempo sostenuti dal presidente statunitense J. Carter che approvò l’invio di
aiuti bellici ed economici a questi gruppi.
I mujaheddin al loro interno
erano composti da un’ala moderata e una fondamentalista, quest’ultima
influenzata dal vicino Pakistan, nella quale fece la sua apparizione O. bin
Laden, tra i maggiori organizzatori e finanziatori di questi combattenti.
La ritirata dell’URSS dopo 10
anni di guerra lasciò quel territorio immerso in una profonda ideologia
jihadista che aprì le porte al regime dei talebani, nel quale individui come
Osama Bin Laden e altri avrebbero vissuto per anni.
Molti uomini di ritorno dalla
jihad afghana crearono il primo nucleo del jihadismo europeo tra la fine degli
anni Ottanta e inizio anno Novanta. Di origine medio-orientale e nord-africana,
dopo aver richiesto asilo politico all’occidente, cominciarono a radicalizzarsi
e a mobilitarsi per essere ingaggiati in azioni violente, usando l’Europa come base
logistica per condurre propaganda, reclutare neofiti, e raccogliere fondi per
le loro attività, osservati con poca attenzione e interesse dall’intelligence
europea.
Questi gruppi dirigevano le
loro attenzioni verso i regimi dei paesi d’origine o Israele, la violenza verso i paesi che li accoglievano
iniziò quando questi gruppi riconobbero i diversi paesi europei come parte
attiva e partecipante dei conflitti nel mondo arabo.
Una nuova fase per il
jihadismo si ebbe a metà degli anni Novanta quando Bin Laden e al-Zawahiri[8]
generarono al-Qaeda in Afghanistan, e l’inizializzazione quindi di un islamismo
paramilitare, sviluppatosi nei campi addestrativi afghani, ceceni, del kashmir,
bosniaci e in alcune moschee europee.
Lo Stato Islamico si sviluppa
nella sua forma primitiva nel 2006 in Iraq conosciuto come ISI (Islamic State
in Iraq) nato dalla successione di AQI (al-Qaeda in Iraq). Il proselitismo
venne incanalato sfruttando il malcontento nei confronti del governo centrale
iracheno, con a capo lo sciita Nuri al-Maliki, accusato di discriminazione nei
confronti della popolazione sunnita, contribuendo all’arruolamento delle
maggiori tribù sunnite irachene alla causa jihadista. Il ritiro delle truppe
statunitensi, deciso dall’ex presidente Barack Obama, avrebbe favorito
l’adesione di ex militari dell’era Hussein alla causa del Califfato, che grazie
al loro addestramento all’uso di sistemi d’arma, alle conoscenze strategiche e
la pianificazione e condotte di operazioni militari avrebbero contribuito ai
rapidi successi militari
Dopo un susseguirsi di leadership
si arriva fino ad Abu Bakr al Baghdadi, che diviene nel 2014 il vero fondatore
del gruppo terroristico in Siria, luogo in cui ISI si estenderà in seguito alla
guerra civile, venendo riconosciuto come ISIS (Islamic State in Iraq and
Siria). Grazie alle sue innumerevoli vittorie militari, tra cui la conquista
delle provincie che costeggiano l’Eufrate, è riuscito a ribaltare i rapporti di
forza con al-Qaeda, disconoscendo la sua originaria forma, e rinnegando le sue
origini jihadiste.
Sin dal principio questo
gruppo ha ricevuto grande consenso e adesioni soprattutto grazie alla sua
capacità propagandistica, sviluppata con strutture concettuali simili a quella
occidentali, pubblicando sui loro canali video in alta definizione e con
tecniche di montaggio affinate, riuscendo a divulgare on-line persino una
rivista, “Dabiq”, che come impaginazione ricorda molto il “Time”. Tutto questo
fa comprendere il grande contributo dei foreign fighter alla causa del Califfato.
In Siria le proteste contro il
Presidente Bashar al-Assad iniziarono il 15 marzo del 2011 a Dar’a, città a sud
di Damasco, in segno di protesta contro un governo che durava da quarant’anni.
In realtà inseriti nella rivolta c’erano anche dei facinorosi che provocarono
violenze e diedero fuoco alla sede del partito Baath. Le rivolte si estesero
fino alle zone rurali dove la presenza dello Stato era meno marcata,
raggiungendo città come Hama, Homs, Deir al-Zor, fino a giungere un anno dopo
anche Damasco, e provocando in totale migliaia di morti.
Le ramificazioni di ISIS
lavorano per esacerbare tensioni settarie esistenti in diverse località
sfruttando governi deboli e politiche economiche fragili. Questo è quello che sta
accadendo in Libia.
[1] Conflitto svoltosi tra il
luglio del 1936 e l’aprile del 1939 tra i nazionalisti fautori
dell’insurrezione militare ai danni della Repubblica spagnola, e i repubblicani
composti da truppe fedeli al Governo legittimo.
[2] Noto come “Fronte del soccorso al popolo della Grande
Siria” è un gruppo armato jihadista salafita nato nel 2012 nel ambito della
guerra civile siriana. Affiliato ad al-Qaeda fino al 2016, quando il loro
leader, al-Jawlani ne annunciò la
scissione.
[3] Capo spirituale e politico iraniano dal 1979 al 1989. Il
suo Governo si ispirava alla religione islamica sciita duodecimana, legato ad
un orientamento fondamentalista; fu lui il fautore della “Rivoluzione Islamica”
che portò alla nascita dei “Pasdaran”
(composta da 120.000 uomini suddivisi in forze di terra, acqua e aria e milizie
volontarie di giovani ragazzi) nati per proteggere questa e assistere i
religiosi, appena giunti al potere, nell’applicazione di nuovi codici e
moralità.
[4] Uomo politico afghano, fondatore del Partito Democratico
Popolare.
[5] Di origine giordano-palestinese, fu uno dei primi ad
elaborare la strategia del jihad moderna, usò l’invasione sovietica
dell’Afghanistan come pretesto per incitare alla guerra santa.
[6]
Attori globali in concorrenza con Stati e istituzioni. Sono non-territoriali e
decentrati, la loro caratteristica è la non-identificabilità, in quanto operano
in segreto e in modo imprevedibile; i loro bersagli sono altresì ignoti.
[7]
Indica il “combattente impegnato nella jihad”.
[8]
Terrorista egiziano, divenuto capo di al-Qaeda inseguito alla morte di O. bin
Laden.
martedì 16 luglio 2019
sabato 6 luglio 2019
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