venerdì 28 giugno 2019

.Il ritorno alla vocazione internazionalistica dell'IS


Matteo Bortolani


Sono in molti negli ultimi giorni a festeggiare la sconfitta dell'IS a Baghouz, in Siria, ma non tutti hanno accolto con gioia questo annuncio.

In particolare tutti quei miliziani che sono scappati in altri paesi, quelli che stazionano nei campi profughi siriani immischiandosi alla popolazione civile e i temuti Foreign Fighters su cui l'intelligence occidentale dedica la maggior parte delle sue attenzioni.

Se la sicurezza passiva dei vari stati europei è ben rodata per quel che riguarda i volti più  o meno conosciuti del terrorismo siriano e mediorientale, desta più preoccupazione l'esodo dei radicalizzati  alla ricerca di nuove opportunità nello scenario mondiale e questo rappresenta un alto potenziale di rischio per i paesi di destinazione.

La Libia è uno di quelli scenari attrattivi per nuovi e vecchi appartenenti alle file jihadiste, è importante notare come l'LNA (Libyan national army) di Khalifa Haftar si stia impegnando nel Fezzan negli ultimi tempi.  L'attenzione è molta e rappresenta grande preoccupazione per lo state-building di Haftar, per giustificare manovre militari così ampie.

Il comportamento in generale del modus operandi dell'IS libico è cambiato di molto, passando dalla fase statuale di Derna 2016, per ridimensionarsi in cellule e piccole cittadine nel deserto e adottare tecniche da “state-like” a “guerrilla warfare”. Come evidenzia il rapporto del recente dossier statunitense, del Centro antiterrorismo di West Point, che ha pubblicato nei giorni scorsi, un rapporto sull’ “attivazione dell’organizzazione dello Stato islamico in Libia e sulla guerra di logoramento scoppiata dopo il 2016”.

La struttura mostra un'ammirabile componente di “adattability” che amplia il concetto di pericolosità, quindi il passaggio all'insurgency vera e propria ri-alimenta il problema che ha afflitto i paesi occidentali, ovvero la counterinsurgency. Difficile da combattere, prevederne l'evoluzione ed impedire l'afflusso di nuove reclute, tanto più quando questa colpisce paesi già distrutti come la Libia, come abbiamo visto con gli attentati terroristici del 2017-2018 alle istituzioni centrali a Tripoli.

Il nuovo ISBS, al centro tra Libia, Ciad e Niger sta attuando una guerra di logoramento ad alto potenziale e basso costo, ha impiegato attacchi con scariche a basso costo (nel deserto) e attacchi spettacolari (sulla costa). Le fonti di finanziamento rimangono il contrabbando e il traffico di migranti oltre che una parte (non quantificabile) delle ricchezze rimaste da Sirte.

Questo rimodellamento implica naturalmente nuove preoccupazioni in ambito analitico, poiché se il mondo vede con preoccupazione/attenzione la riunificazione della Libia, al momento lontana, la riorganizzazione in “Insurgency – Terrorism” può rappresentare una problematica tanto più ampia, quanto questa è collegata col traffico di migranti, e l'esodo di jihadisti verso l'Europa deve mantenere alta l'allerta.


Ricercatore Cesvam, Dott. Matteo Bortolamiiche da “state-like” a “guerrilla warfare”. Come evidenzia il rapporto del recente dossier statunitense, del Centro antiterrorismo di West Point, che ha pubblicato nei giorni scorsi, un rapporto sull’ “attivazione dell’organizzazione dello Stato islamico in Libia e sulla guerra di logoramento scoppiata dopo il 2016”.

La struttura mostra un'ammirabile componente di “adattability” che amplia il concetto di pericolosità, quindi il passaggio all'insurgency vera e propria ri-alimenta il problema che ha afflitto i paesi occidentali, ovvero la counterinsurgency. Difficile da combattere, prevederne l'evoluzione ed impedire l'afflusso di nuove reclute, tanto più quando questa colpisce paesi già distrutti come la Libia, come abbiamo visto con gli attentati terroristici del 2017-2018 alle istituzioni centrali a Tripoli.

Il nuovo ISBS, al centro tra Libia, Ciad e Niger sta attuando una guerra di logoramento ad alto potenziale e basso costo, ha impiegato attacchi con scariche a basso costo (nel deserto) e attacchi spettacolari (sulla costa). Le fonti di finanziamento rimangono il contrabbando e il traffico di migranti oltre che una parte (non quantificabile) delle ricchezze rimaste da Sirte.

Questo rimodellamento implica naturalmente nuove preoccupazioni in ambito analitico, poiché se il mondo vede con preoccupazione/attenzione la riunificazione della Libia, al momento lontana, la riorganizzazione in “Insurgency – Terrorism” può rappresentare una problematica tanto più ampia, quanto questa è collegata col traffico di migranti, e l'esodo di jihadisti verso l'Europa deve mantenere alta l'allerta.

Ricercatore Cesvam, Dott. Matteo Bortolami

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