sabato 20 aprile 2024

Antonio Trogu. Produzione e sviluppo nucleare, proliferazione verticale e orizzontale

 

Produzione e sviluppo, proliferazione verticale e orizzontale

Nel ventesimo secoloStati Uniti e Unione Sovietica intrapresero una corsa al riarmo basata sulla produzione e sullo sviluppo di sempre più potenti armi nucleari. Nell'immediato dopoguerra al termine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti erano inferiori ai sovietici nel campo della missilistica a medio raggio, ma recuperarono il divario tecnologico con il lavoro di scienziati tedeschi sopravvissuti al collasso della Germania nazista. Di contro, l'URSS indirizzò le forze della sua economia pianificata nella direzione della corsa al riarmo e con lo sviluppo del missile SS-18 alla fine degli anni settanta, raggiunse la supposta capacità di sferrare un "primo attacco" agli occidentali con possibilità di successo.

Al culmine della corsa agli armamenti, a cavallo tra il 1960 e il 1970, Stati Uniti e Unione Sovietica arrivarono a spendere ciascuna tra i 70 e gli 80 miliardi di dollari all'anno in armamenti. L'economia degli Stati Uniti si rivelò la sola in grado di sostenere lo sforzo, non essendo impegnata nella ricostruzione grazie alla sostanziale assenza di combattimenti sul territorio metropolitano americano. Al contrario, l'Unione Sovietica, le cui infrastrutture avevano subito estesi danni durante il conflitto, non era in grado di reggere il confronto indefinitamente; in aggiunta uno sforzo economico prolungato avrebbe ridotto la disponibilità di beni di consumo primari per i suoi cittadini. Gli scompensi causati dalla competizione per la corsa agli armamenti con gli Stati Uniti, crearono grossi problemi economici durante il tentativo del leader sovietico Michail Gorbaciov di mettere in atto la sua idea di konversiya, la transizione verso una economia mista, e accelerò il collasso dell'Unione Sovietica. Poiché le due superpotenze , piuttosto che seguire un piano predeterminato si impegnavano meramente a competere l'una contro l'altra nell'accumulare armamenti, entrambe presto raggiunsero una capacità di distruzione enormemente superiore a quella necessaria per sconfiggere l'avversario.

Accanto alla proliferazione orizzontale, ossia all’ingresso di nuovi membri nel gruppo nucleare, si parla anche di proliferazione verticale, cioè l’aumento e l’ammodernamento degli arsenali. Oltre alle bombe A e H, sono state sviluppate la bomba al neutrone (bomba N), che sprigiona la maggior parte della sua energia sotto forma di radiazioni, e la bomba al cobalto (bomba gamma o G), in cui, al momento dell’esplosione, i neutroni prodotti si uniscono al cobalto, forte emettitore di raggi gamma. Sono state poi progettate le bombe sporche (o armi radiologiche), costituite da materiale radioattivo non fissile (che quindi non può esplodere) trattato in modo da essere molto volatile e associato a una carica esplosiva per disperdere il materiale radioattivo nell'ambiente, contaminando cose e persone. Accanto a queste è già in sperimentazione l’utilizzo di bombe atomiche miniaturizzate, una nuova generazione di testate nucleari di bassa potenza (low yield warheads o mini-nukes).

La proliferazione orizzontale di armi nucleari e, in generale di distruzione di massa, identifica  nel Terzo Mondo un “triplice” problema: 1) rimette in discussione i rapporti di forza con l’Occidente; 2) pone armi potenzialmente distruttive nelle mani di leader impreparati a controllarne la gestione; 3) crea il rischio di acquisizione di tali armi da parte di organizzazioni terroristiche transnazionali che potrebbero utilizzarle, eventualmente, contro i contingenti delle missioni internazionali, o anche per attentati in grande stile nelle città occidentali. Del resto, soprattutto nelle attuali “guerre asimmetriche” è sufficiente un ordigno nucleare “artigianale” fatto esplodere nella metropolitana di una capitale europea , o in una città degli Stati Uniti, per sortire effetti devastanti non solo dal punto di vista materiale, ma anche, e soprattutto, dal punto di vista psicologico, con tutte le conseguenze che ne derivano (vedi l’attentato nella metropolitana di Tokyo nel ’95, con il gas nervino “sarin”).

In tempi recenti una potente spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuto dalle iniziative di disarmo delle potenze nucleari. La decisa riduzione di enfasi sulle armi nucleari portata avanti da USA e Russia negli anni 87-94, le iniziative di disarmo e i trattati relativi, il trattato (in preparazione) sulla proibizione totale degli esperimenti nucleari [1] sono tutti elementi che hanno contribuito e contribuiscono a diminuire il ruolo delle armi nucleari nella politica internazionale. Infine il regime di non proliferazione ha beneficiato dal fallimento o dal volontario abbandono di alcuni tentativi di proliferazione. Il Sud Africa aveva costruito 6 bombe rudimentali a fissione del tipo gun-assembly poi successivamente smantellate mentre Brasile ed Argentina hanno abbandonato i loro progetti nucleari.



[1]   Comprehensive Test-Ban Treaty (CTBT) del 1996